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Anatomia di uno scandalo, recensione e trama della serie Netflix in 6 episodi

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Il weekend pasquale ha dato il benvenuto su Netflix a Anatomia di uno scandalo, serie inglese in 6 episodi con Sienna Miller e Rupert Friend. Nel cast, anche Michelle Dockery, Naomi Scott, Josette Simon e Joshua McGuire. Una serie dalla trama debole, nonostante la presenza di attori stellari. Una serie in salsa thriller che, ancora prima del finale, instilla nello spettatore il dubbio del rischio noia.

La trama di Anatomia di uno scandalo

James Whitehouse è un parlamentare britannico con una famiglia all’apparenza perfetta. Una moglie conosciuta a Oxford durante gli anni universitari, Sophie (Sienna Miller), due figli, una posizione sociale di rilievo, una vita felice o almeno serena. Il delizioso quadretto inizia a sgretolarsi quando viene accusato di stupro dalla sua ex amante nonché ex collaboratrice. Per la coppia è l’inizio di un silenzioso tracollo.

James viene rinviato a giudizio e si apre così il processo. L’ex amante, Olivia Lytton (Naomi Scott), lo accusa di averla stuprata in un ascensore. Whitehouse rigetta le accuse, ma man mano che il giudice Kate Woodcroft (Michelle Dockery) scende nei dettagli, Sophie inizia a dubitare dell’innocenza del marito.

Flashback degli anni a Oxford le riportano alla mente espressioni e fatti che mettono in cattiva luce la posizione di James. Inoltre, dentro di lei si fa strada il sospetto che il giudice Woodcroft non sia chi dice di essere. E se dietro l’avvenente e sicura Kate si nascondesse la compagna di corso Holly Berry, fuggita da Oxford senza una motivazione apparente? E se la fuga avesse a che fare con James?

Recensione di Anatomia di uno scandalo

La storia da cui prende l’avvio Anatomia di uno scandalo è interessante. Il cast non è da meno, ma c’è qualcosa nella serie Netflix che non convince. Quando si arriva alla fine dei 6 episodi si ha la sensazione che rimanga inesplosa.

Il rapporto tra James e Sophie crolla, ma senza clamori. Tutto è vissuto nel rispetto e nella morbidezza totali. Come se fosse normale finire sotto processo, accusati di aver violentato la propria ex collaboratrice nonché ex amante. Sienna Miller non sembra sfruttata a dovere. Indossa i panni di una donna altolocata, nata e cresciuta nell’alta borghesia, che, a un certo punto, si sente soffocare nel percorso prestabilito che qualcun altro ha scelto per lei. Anche in questo caso, senza clamori. Mai un’espressione arrabbiata o disperata, mai uno sfogo. Il marito rischia la galera, lei è stata tradita, ma tra di loro intercorrono conversazioni super civili, talmente civili da non sembrare umani.

Il personaggio di Olivia è forse l’unico lineare. E’ una donna che trascina alla sbarra un uomo potente, il politico per cui lavorava. Soprattutto, è una donna che si deve difendere dalle insinuazioni della difesa. Un triste cliché con cui, ancora oggi, milioni di donne si scontrano ogni volta che chiedo giustizia per la violenza subita.

A fronte di un personaggio credibile, un altro che desta qualche sospetto. Kate Woodcroft è un giudice stimato, attento, disponibile con i propri collaboratori. L’incarnazione della perfezione. Eppure nel suo armadio uno scheletro ingombrante. Uno scheletro di cui nessuno si accorge, tranne Sophie (!). 

Anatomia di uno scandalo nona avrà una seconda stagione

Il finale segue la scia del momento, ovvero lascia la storia in sospeso attesa della seconda stagione. Seconda stagione che la serie creata da David E. Kelley e basata sull’omonimo romanzo di Sarah Vaughan non avrà.

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