Era l’autunno del 2019 quando Tale e Quale Show veniva preso di mira per aver proposto l’imitazione di Beyoncé. Il programma di Rai 1 era stato accusato di adottare il Blackface, ovvero l’abitudine di rappresentare personaggi neri scimmiottandoli. L’anno scorso toccò di nuovo a Tale e Quale, stavolta per l’imitazione di Ghali. Adesso la Rai si pronuncia a favore delle polemiche, promettendo di non proporre più nei propri programmi imitazioni di personaggi neri.
Una decisione in linea con le polemiche del periodo e con le battaglie sociali portate avanti da più parti. In un momento storico in cui il razzismo è tra le piaghe più gravi del pianeta, la Rai prende posizione e vieta, di fatto, imitazioni onde evitare di essere accusata di Blackface. Siamo sicuri, però, che sia questa la strada giusta?
Tale e Quale Show è un format che si prefigge l’obiettivo di imitare cantanti famosi, a prescindere dal colore della pelle. Per riuscirci, i concorrenti sono chiamati a replicare la voce, ma anche le movenze e l’aspetto fisico. Negli anni sono diverse le imitazioni di grandi artisti proposte al pubblico. Beyoncé, Ghali, Louis Armstrong sono solo alcuni dei cantanti omaggiati da Tale e Quale.
In base a quanto deciso dalla Rai, è plausibile che dalla prossima edizione il cast si debba cimentare solo nelle imitazioni di artisti bianchi. Benché la decisione della Rai sia legittima e giusta, vi è da dire che Tale e Quale Show non ha mai scimmiottato gli artisti. Dunque accusare il programma di aver adottato politiche razziste risulta alquanto pretestuoso.
Un’ulteriore forma di discriminazione
D’ora in poi, dunque, Carlo Conti e i suoi autori, nel decidere le imitazioni, dovranno pensare solo ad artisti bianchi. Ci chiediamo: non è questa una forma di discriminazione ancora più forte? Ignorare i cantanti neri per non far storcere il naso alla bolla social è la mossa vincente? Il razzismo si combatte eliminando di fatto la rappresentazione della popolazione nera dai programmi TV?
E’ chiaro che la decisione della Rai in merito al blackface risponda a una questione di opportunità, ma non si rischia di cascare in retaggi ipocriti? Addossare alla televisione le colpe di una società razzista è errato. Se lo si fa additando come responsabile un programma che non ha mai deriso nessuno, è ancora più grave. Il blackface va vietato laddove viene applicato. Cercare un capro espiatorio per combattere il razzismo è privo di senso.
Partire da talk show politici
Considerando che la televisione è specchio della società, ma anche un fattore terzo rispetto alle famiglie e alla scuola, vi è da dire che se la televisione volesse davvero combattere il razzismo potrebbe iniziare a vietare siparietti discriminatori e offensivi nei talk show politici. Tirare in ballo un programma di intrattenimento è un passaggio inutile, che non aiuta a risolvere la piaga, semmai ad allargarla.