Per chi è nato prima dell’avvento del digitale terrestre e dei social e ha conosciuto gli anni gloriosi della televisione, Giorgia Trasselli è un pezzo della storia del piccolo schermo. Il suo personaggio della tata in Casa Vianello è entrato nell’immaginario collettivo. A differenza, però, di quanto accade quando un personaggio rischia di travolgerti con la sua popolarità, Trasselli ha continuato la sua carriera da attrice e oggi è in libreria.
Scusi, lei fa teatro? è il titolo del libro, scritto insieme a Massimiliano Beneggi, in cui racconta la sua storia attraverso una lunga intervista. Un excursus, dai primi anni in cerca di un palcoscenico al grande successo con Sandra Mondaini e Raimondo Vianello. In mezzo, un racconto di vita che spazia tra aneddoti privati e pubblici, senza mai dimenticare il primo amore: il teatro. Il teatro che fa da sfondo ai suoi ricordi nel corso dell’intervista rilasciata ad ApMagazine.it e che è sempre stata la sua certezza granitica.
Scusi, lei fa teatro? è in libreria dal 4 marzo. Perché ha deciso di raccontarsi?
«Non avrei mai pensato in vita mia di scrivere un libro, non mi sento all’altezza. Poi, Massimiliano Beneggi, in occasione di un’intervista, mi ha proposto di raccontarmi e abbiamo trovato questa formula. Siamo partiti dal lavoro che mi ha dato più popolarità, Casa Vianello. Il titolo è la domanda che mi fece Raimondo al nostro primo incontro: ‘Scusi, lei fa teatro?’. Siamo partiti da Casa Vianello per arrivare alle cose che h fatto».
Il titolo è un omaggio a Casa Vianello?
«E’ stata una brillante decisione dell’editore che abbiamo subito condiviso. Si è deciso di partire da quegli anni meravigliosi, stupendi, ed è un omaggio a quella televisione, per poi parlare di quella che io ritengo essere la base di quella meraviglia che si porta in televisione, che è il teatro».
Perché la frase di Vianello la intimorì?
«L’imbarazzo nasceva dal fatto che i mezzi espressivi sono diversi. In Italia a volta si dice ‘Ah, quello è troppo teatrale’. La televisione snobba il teatro, il teatro snobba la televisione, come se fossero compartimenti stagni. Quindi, memore di certe esperienze, ho risposto sì. Siccome avevo di fronte persone intelligenti, in gamba, che venivano dal teatro, Raimondo mi disse: ‘Ah, menomale, cerchiamo attori veri!’».
Oggi mancano gli attori completi?
«No, ci sono. Bisogna solo dare loro fiducia e saperli indirizzare bene. Certo, c’è l’attore talentuoso e quello meno, il ruolo giusto e quello sbagliato. Un attore non può fare tutto perché esistono il physique du rôle, l’età, il temperamento, la timidezza, l’esuberanza. A 60 anni non puoi fare Giulietta ed è normale e giusto così, però anche i registi dovrebbero tenere presente che gli attori vanno instradati, aiutati».
E’ arrivata a Casa Vianello dopo anni di teatro. Oggi manca quel tipo di gavetta?
«Il teatro è un mestiere che ha tutta una serie di ricette. E’ strano, misterioso, sfuggente. Credo che aver letto qualche libro e aver studiato movimento scenico e dizione sia opportuno. Bisogna essere curiosi. L’interesse per la cultura aiuta».
Ai tempi di Casa Vianello ha rischiato di essere snobbata dall’ambiente teatrale?
«No, perché sono riuscita a stare sempre in contatto con il teatro e a fare cose brevi. Ai tempi si facevano tournée lunghe, di tre settimane, un mese, per ogni teatro e i periodi non corrispondevano».
Leggendo il libro si scoprono diversi aneddoti, ma anche un pezzo di storia della TV e di Italia. Cosa vorrebbe che arrivasse ai lettori?
«In tutto quello che facciamo niente è casuale. Possiamo fare un incontro piuttosto che un altro, ma credo che tutto risieda nella volontà delle persone di creare buona fortuna. In quegli anni c’era una buona televisione, si facevano cose buone. Oggi viviamo un momento assolutamente diverso, però vorrei che restasse una sensazione di leggerezza, che non è superficialità. Vorrei che, accanto alla risata, all’allegria, ci fosse una riflessione. Le cose positive che sono capitate a me, di cui ringrazio la vita e le persone che hanno contribuito, sono state frutto comunque di una ricerca. Che poi la vita ti offra il suo biglietto vincente ci sta, ma non è matematico. Non ci dobbiamo affidare sono al caso».
Dopo il liceo si è iscritta alla LUISS per crearsi l’occasione di salire sul palcoscenico.
«Sì, volevo assolutamente fare l’attrice, fare teatro, contravvenendo a tutte le indicazioni familiari. Per i miei genitori solo i figli d’arte possono fare gli attori e mi vedevano più portata per diventare interprete».
Pensando alla sua vita, si è mai chiesta cosa sarebbe stata senza Casa Vianello?
«Avrei avuto meno notorietà, meno popolarità, e questo è un bellissimo dono che mi è stato fatto, ma probabilmente avrei continuato a fare teatro».
Un ricordo della coppia più amata dagli italiani.
«In vent’anni di lavoro sono tanti. Non posso dimenticare i loro famosi battibecchi, le risate di quando Sandra inciampava in scena e veniva regolarmente redarguita da Raimondo. E poi, al di là delle risate, ho un ricordo molto profondo di quando salutai Sandra piena di commozione alla fine delle riprese e non immaginavamo che non ci saremmo più riviste in camerino perché poi non ci fu più il seguito di Casa Vianello. Il ricordo di Raimondo risale a quando sono andata a trovarlo in ospedale, però ne conservo tanti altri con tanto affetto e stima, che spero fosse reciproca. La cosa a cui tenevo di più era essere stimata da loro come attrice».
E’ amatissima grazie al ruolo della tata, ma ha sempre mantenuto il basso profilo.
«Sono ambiziosa e vanitosa, ma il mio narciso non è sfegatato, non amo stare nei salotti. Il basso profilo mi rispecchia».
Ha rischiato di rimanere incastrata nel ruolo di tata?
«Purtroppo in Italia chi fa la contessa farà sempre la contessa. A volte c’è il rischio di rimanere ingabbiati in un ruolo, ma forse ho sempre svicolato grazie al mio basso profilo. Il teatro, per fortuna, mi ha dato mille possibilità. Ho fatto la giovane, la signora, l’amante, e via dicendo».
Di recente l’abbiamo vista in Fosca Innocenti. Un bel ritorno.
«Un ritorno meraviglioso. In passato ho recitato in altre fiction, da Un medico in famiglia a Distretto di Polizia, ma erano tutti ruoli diversi da quello di Bice. Bice è una donna burbera, volitiva, una contadina che non ha nulla a che vedere con la tata di Casa Vianello. Sono stata molto felice di lavorare accanto a Vanessa (Incontrada, nda). E’ stato bello».
Dove la rivedremo?
«Al momento sono impegnata con alcuni spettacoli in cui do voce alla meravigliosa Alda Merini. Un’indagine, scritta da Margherita Caravello, su una donna non addomesticabile. E poi dovrebbe partire la seconda stagione di Fosca Innocenti».