La censura si abbatte sui classici Disney, una scelta necessaria?

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peter pan disney censura

I classici Disney, in quanto tali, rientrano da sempre nella categoria delle certezze inconfutabili. Alzi la mano chi non è cresciuto con La Sirenetta, Peter Pan, Dumbo, La Bella e la Bestia, Aladdin, eccetera eccetera. Punti di riferimento inconfutabili per l’infanzia della maggior parte dei bambini.

Tutto cambia, però, tutto scorre e non è detto che ciò che oggi consideriamo una pietra miliare della nostra infanzia, lo sia anche nel futuro. La considerazione non è causale e si riferisce alla censura che si è abbattuta su alcuni dei più celebri cartoni animati targati Disney.

Da tempo, la Disney ha attivato un processo di revisionismo storico sulle proprie pellicole, onde individuare quelle che potrebbero risultare offensive e non inclusive. Una decisione che strizza l’occhio al politically correct e in linea con i dibattiti mondiali inerenti a importanti cause quali il razzismo e la condizione della donna.

Dunque, Disney ha inizialmente introdotto un messaggio per i suoi spettatori. ‘Questo programma include rappresentazioni negative e/o un abuso verso le persone o le culture. Quegli stereotipi erano sbagliati allora e lo sono adesso. Anziché rimuovere il contenuto, vogliamo sottolinearne gli effetti dannosi e imparare dagli sbagli e instaurare un dialogo in modo che insieme possiamo creare un futuro più inclusivo’.

Una presa di coscienza e di responsabilità molto forte, cui si aggiunge la parte finale: ‘Disney è impegnata a creare storie su tematiche ambiziose e stimolanti, che riflettano la ricchezza di tutte le esperienze umane’.

Il revisionismo storico di Disney

Fin qui tutti d’accordo. Almeno in parte. Il revisionismo storico è una pratica utile, legittima, persino necessaria in relazione a eventi importanti che hanno cambiato il corso di un popolo o di un’epoca. Disney adesso compie un passo in più e rimuove dal catalogo accessibile ai bambini i cartoni animati che potrebbero contenere riferimenti razzisti o sessisti. Tra questi, Aladdin, Dumbo, Gli Aristogatti, Lilli e il vagabondo, Peter Pan.

I titoli continueranno a essere disponibili sulla piattaforma, ma saranno bloccati dal parental control. Un filtro che Disney reputa necessario, ma che apre qualche riflessione. Innanzitutto, la corsa alla censura. Quei film sono stati creati in anni diversi da quelli attuali, in cui si era meno sensibili a qualsiasi causa sociale, non solo al razzismo e non solo alla condizione della donna. Cancelliamo, dunque, qualsiasi opera cinematografica, letteraria, musicale precedente al 2010? 2015? 2020?

Aladdin, Dumbo, Peter Pan sono solo alcuni dei cartoni che hanno fatto sognare milioni di bambini e i bambini non hanno malizia. Siamo sicuri che la responsabilità per un bambino razzista o misogino sia da imputare a un cartone animato?

Il rischio della censura

La scelta di Disney ricorda le polemiche su Via col vento. Come abbiamo già scritto, il passato non si cancella e, anzi, va studiato e analizzato per non cadere nei medesimi errori. Correggere la storia e riscriverla per come avrebbe dovuto essere, ma non è stata, è un passaggio pericolosissimo. Se si dovesse introdurre un controllo capillare su qualsiasi opera di fantasia, probabilmente non se ne salverebbe nessuna perché ci sarà sempre qualcuno che potrà sentirsi offeso o colpito dalle affermazioni altrui.

Combattere il razzismo, la violenza, la disparità di genere è giusto e sacrosanto, fondamentale e urgente, ma non è guardando al passato che si ottengono i risultati. Il futuro migliore si costruisce da un presente aperto al confronto e al dialogo, che non corra a cancellare ciò che è stato. Il passato non è retroattivo e non basta censurare per cambiare le cose.

Dal canto suo, Disney fa bene a sposare questa linea di condotta, che la rende protagonista della scena attuale, al passo coi tempi, ma è davvero necessario?

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