Mental, l’allucinante serie tv su RaiPlay con un cast più che giusto

Mental è la nuova serie tv in 8 episodi, da vedere in streaming su Rai Play. La prima stagione, prodotta da Rai Fiction e Stand by me, si presenta come il giusto mix tra racconto clinico ispirato a storie vere, serialità pop e giostra di sentimenti.

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La serie tv Mental in streaming su RaiPlay

Sto bene, è stata solo una brutta giornata‘. Da questa negazione di realtà, destinata a trasformarsi in disagio mentale e nella sua elaborazione, parte il viaggio allucinante di Mental, la serie tv in 8 episodi, prodotta da Rai Fiction e Stand By Me e disponibile in streaming su Rai Play dallo scorso dicembre 2020.

Quello che colpisce di Mental è che la sceneggiatura non perde mai di vista il vissuto dei protagonisti. C’è Nico (Greta Esposito) con le sue allucinazioni, Michele (Romano Reggiani) con i suoi tratti borderline di personalità, Emma (Federica Pagliaroli) con la sua anoressia e Daniel (il brillante Cosimo Longo) con la sua bipolarità.

Gli elementi che rappresentano la serie tv su RaiPlay sono sia televisivi che clinici. Oltre all’adattamento di storie vere con un linguaggio pop ed un cast più che giusto e che strizza l’occhio alla serialità ‘giovane’ di Netflix, la serie si concentra molto sulla narrazione clinica dei personaggi principali. C’è lo scarto frustrante tra ideale e reale, il tema del trauma latente, della rabbia agìta e il racconto della relazione clinica con gli psicologi e con l’esterno.

Lo scarto tra reale e ideale

L'attrice Federica Pagliaroli è Emma nella serie Mental su Rai Play
L’attrice Federica Pagliaroli è Emma nella serie Mental su Rai Play

La differenza tra aspettativa e realtà, questo scarto mai esatto tra esistere adesso e fantasticare altrove, è uno degli elementi centrali della serie. Forse il vero emblema del confine sottilissimo tra realtà e idealità è rappresentato da Valentina (Martina Bonan), il personaggio un po’ ‘psyco’ di Mental, su cui Nico non a caso concentra tutte le sue proiezioni e i suoi sentimenti negativi.

Dopo lo stupro ad una festa, che la porta a sentirsi morta e rifiutata, Nico è in preda a derealizzazione psicotica, tuttavia non rinuncia al sogno di Londra. Il suo senso di superiorità da ketamina induce Michele a non considerare i rischi; è un paziente senza pelle, senza limiti, il cui trauma è l’esperienza abbandonica data dall’assenza materna e dalla presenza tossica del padre.

Daniel invece costruisce una realtà alternativa coprendo il suo senso di colpa per il fratello in sedia a rotelle; copre il fastidio dei silenzi con le troppe parole e cerca rifugio in un universo immaginario che dà ordini dall’alto e che crea pericolo dove non c’è. Emma infine si svuota non mangiando, ma abbuffandosi con foto iper sessualizzate e profili falsi per stalkerare Jacopo. Cancella se stessa, procurandosi lesioni da sola e in cerca del momento e del corpo perfetto. Scoprirà, poi, che è stato il fidanzato a spacciarsi per un altro e a pubblicare online le sue foto intime. Esperirà a sua volta il rifiuto inatteso di Mirko (Simone Liberati), proprio mentre per la prima volta cercherà di avere una relazione sana.

Il tema della fuga e della rabbia

Romano Reggiani interpreta Michele nella serie Mental su RaiPlay
Romano Reggiani interpreta Michele nella serie Mental su RaiPlay

Tutti i protagonisti nel cast di Mental provano dunque anche rabbia e agiscono la fuga. Nico scappa dal proprio senso di inadeguatezza e dal ricordo di quella notte. Michele fantastica più volte di evadere dall’ospedale, infatti alla fine c’è il passaggio all’atto con la complicità di tutti.

Daniel più semplicemente, ma più complessamente, evade dalla dura realtà raccogliendo i vetri rotti a terra e innescando un incendio. Il momento più intenso che lo riguarda è forse la rottura finale della porta che riempie le mani di sangue. Il suo dolore finalmente si realizza, si reifica.

Emma infine fugge evidentemente da se stessa, raccontandosi all’esterno col suo corpo, sessualizzato e martoriato dal rifiuto, prima di tutto dell’immagine di sé e della propria identità. La scena del furto dei medicinali per dare la colpa a Valentina sembra quasi un tentativo dell’intero gruppo di liberarsi dei fantasmi interiori. Anche la scena finale della fuga è la conferma di ciò. Lasciare la clinica di nascosto è il tentativo disperato – e non – di raggiungere un’identità definita, che abbia finalmente dei limiti tra io e altro.

Il set-ting come luogo di trasformazione

Da una scuola – concentrato di bullismo e di invisibilità, si passa quindi alla clinica come set-ting e luogo di trasformazione dei vissuti emotivi dei protagonisti. Vissuti reali, irreali, emozionati, psicotici, percepiti, in-e-sistenti. In una sola parola: vivere il tormento ambivalente della vita. E’ la clinica delle porte aperte che mette al centro anche il tema del gruppo, delle esperienze condivise con l’alterità significante, rappresentata dal simile e dal dissimile e dal contatto con l’esterno che gradualmente da brutto e cattivo diventa buono e interno. Un luogo di coesione resiliente e liberante dove pian piano il mondo esterno e quello interno si delineano in un confine più preciso, quasi fino a sovrapporsi.

Il rapporto con gli psicologi

Un luogo accogliente che non può essere tale se non grazie al lavoro degli psicologi clinici. L’esempio più calzante è quello di Giulia, la psicologa di Mental. Si sforza di trovare un linguaggio diverso per ogni ragazzo ed ogni patologia. Fa i conti con la committenza genitoriale che mette in discussione la propria professionalità (‘Lei ha figli?‘ chiede la mamma di Emma). Utilizza registri diversi e per questo efficaci, anche in base a chi ha di fronte e al momento della malattia. A volte è solo accogliente, altre volte è assertiva, infine è propositiva e costruttiva.

E’ l’elasticità del metodo di lavoro con gli adolescenti, né adulti né bambini, divisi tra angoscia e meccanismi di difesa, fiducia rotta e capacità di recupero. Ne è la prova del nove la musica inte-n-sa come terapia collettiva. O il ruolo della ‘sana’ Tonia (Elena Falvella Capodaglio) che ridimensiona e fa agire i vissuti interni cattivi e che sfocia in contenimento, prima, e in adattamento, poi. Vi dice niente il bacio con Daniel che scatena un incendio?

Il trauma e l’adolescenza come burrasca

Greta Esposito è Nico nella serie tv Mental su RaiPlay
Greta Esposito è Nico nella serie tv Mental su RaiPlay

In altre parole, è l’esperienza del trauma in elaborazione, che porta anche gli stessi clinici e psichiatri a cadere e a rialzarsi – o meglio a restare in equilibrio precario – nella giostra dell’adolescenza e nella burrasca del disagio mentale. L’esempio forse più evidente di ciò si trova nel ruolo mutevole della psicologa Giulia. Quando cioè scoppia in lacrime perché il suo telefono si è rotto e avanza la paura incontenibile di perdere per sempre i messaggi del marito morto. Quel senso di colpa per la morte del marito, instillato anche sul luogo di lavoro, fa di lei non un clinico tout court e dunque immediatamente risolvente per le vite altrui. Al contrario, Giulia rappresenta un clinico che coabita in uno spazio problematico qual è quello dei ragazzi di oggi. Giulia non fa la psicologa. Giulia è una psicologa.

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