Access prime time o prima serata? E’ inevitabile puntare sulla prima serata: la fascia oraria con maggior numero di telespettatori dedicata a programmi, film o eventi (anche sportivi) degni di occupare il momento più rinomato e atteso della giornata. Il peak time giornaliero, la fascia più redditizia – anche e soprattutto da un punto di vista pubblicitario – del palinsesto televisivo. Eppure qualcosa (ancora) non va.
Lo spettatore vittima dell’orario (e dell’access prime time)
Il problema è ormai il medesimo da anni: l’orario. L’orario di inizio e, di conseguenza, l’orario di fine di una trasmissione. E non è necessario prendere il Festival di Sanremo come esempio, risulterebbe scontato: questo perché si tratta di un evento a cadenza annuale che in poche serate è costretto a concentrare un gran numero di canzoni, argomenti, tematiche e quant’altro. E’ semplicemente Sanremo, non necessita di scusanti o spiegazioni.
Basta prendere in osservazione – invece – la quotidianità delle nostre reti, l’orario di inizio della prima serata di Rai 1 e Canale 5: è ormai una gara a chi finisce più tardi. E lo spettatore ne è ancora una volta vittima. Del sonno.
Mediaset in particolare modo. Esempi? Il ‘Grande Fratello’ (Vip o Nip che sia), ‘L’Isola dei Famosi’, ‘C’è Posta Per Te’, ‘Tu Si Que Vales’; sono tutte trasmissioni che raramente danno il saluto finale prima dell’una di notte. Follia. Eppure è così da anni, nonostante le polemiche e le insurrezioni da parte di un pubblico ormai rassegnato alle decisioni dei vertici tv.
La Rai è, forse, più contenuta. Carlo Conti riesce, ad esempio, a gestire più umanamente la messa in onda di ‘Tale e Quale Show’. Moderazione anche per le fiction, che intorno a mezzanotte lanciano i titoli di coda. Un discorso diverso lo è, ad esempio, per un format come ‘Ballando con le Stelle’, che si avvicina di gran lunga ai ritmi di Mediaset.
Access prime time alla ribalta
E’ il momento della cena.
‘Striscia la Notizia’, ‘I soliti ignoti’, ‘Otto e Mezzo’ eccetera, eccetera, eccetera. I programmi dell’access prime time arrivano – quasi – a giocarsela con i programmi del prime time. Questo perché si tratta sempre più di una fascia ‘protetta’, dal profitto pubblicitario sempre più importante. Talvolta con un riscontro del pubblico maggiore rispetto alla messa in onda successiva.
Ormai anche gli orari sono i medesimi. Basti pensare a Striscia che sfiora quotidianamente le 22.00. Una volta sarebbe stato impensabile. Eppure il tg satirico di Antonio Ricci gode quotidianamente di ottimi ascolti, coronato dall’incredibile e ormai consolidato successo.
Un’abitudine all’italiana
Da sempre il rapporto tra gli italiani e la televisione è idilliaco: la Tv suggerisce, crea o modifica le abitudini. Determina – in parte – la routine quotidiana degli italiani definendo un ritmo ben preciso, ormai intrinseco nella quotidianità. E’ una logica comune, il punto di partenza per la creazione di un palinsesto studiato e sensato, che possa avere un seguito e un ordine ben preciso. Nulla è lasciato al caso.
Perché la prima serata inizia alle 21.30 e non alle 20.30? E’ semplice. Gli italiani finiscono di lavorare – in media – intorno alle 19.30. Arrivano a casa, si sistemano, preparano da mangiare, cenano. Se una trasmissione da prima serata cominciasse alle 20.30 sarebbe difficile creare quel tradizionale focolaio domestico attorno al vecchio caro medium.
E’ la logica televisiva. E’ l’essenza dello strumento. E la famiglia inserisce il consumo televisivo all’interno dei propri ritmi e delle proprie abitudini, accogliendola più agevolmente laddove c’è una maggiore disponibilità di tempo libero, giocando con le pause e con i tempi morti del palinsesto.
E nel resto del mondo?
Curiosità: una puntata di ‘Ballando con le Stelle’ in Inghilterra dura circa 2 ore. In Italia dura il doppio, se non di più.
Le prime serate delle reti generaliste italiane durano in media il triplo rispetto alle prime serate degli altri paesi. Riadattiamo i format in base ai nostri standard, in base alle nostre necessità, alle nostre abitudini – qui l’incredibile lavoro autoriale -.
‘X Factor’ stesso ha una durata italiana che doppia quella inglese e americana – nonostante dimostri di saperla tenere e mantenere dignitosamente -. Insomma, a noi italiani piace essere differenti, nel bene e nel male.
Gli anni ’80, signora mia…
Negli anni ’80 la prima serata coincideva con le 20.30 circa, subito dopo il Tg; le 22.30 segnava pertanto l’inizio della seconda serata. Alquanto bizzarro, se confrontato con le abitudini del palinsesto attuale.
Era diverso, i ritmi erano diversi. Oggi le giornate sono più ‘lunghe’, più dilatate, mutate. L’italiano è cambiato. E i tempi sono cambiati… in tutti i sensi.