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David di Donatello 2020, ‘Il Traditore’ è il virus

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‘Il cinema è l’arte del sogno’, scrive Mattarella nella lettera, ma i David di Donatello 2020 sono parsi più un incubo: ‘Il Traditore’ è il virus, senza dubbio (oltre che il miglior film). Anche Carlo Conti ci ha messo, ahimè, del suo: il ‘perfetto’ conduttore tv avrebbe potuto sdrammatizzare la cupa atmosfera dettata dall’emergenza con un po’ più di scioltezza, serenità e… passione. Perché è fondamentale se si parla di cinema.

‘E’ prima di tutto un programma televisivo’, risponderebbero probabilmente i critici del settore, ma l’assenza di alcuni fattori fondamentali che contraddistinguono il ‘fare televisione’ (come il pubblico, gli ospiti, gli interventi) rende tutto più anonimo, incapace di delineare quel perimetro di genere del medium. E allora bisogna improvvisare, ingegnarsi, contrattaccare il male che negli ultimi mesi ha catapultato il mondo in un distopico racconto.

‘Il Covid di Donatello’, per citare Benigni

La Rai ha fortemente voluto trasmettere l’ambita premiazione cinematografica. In prima serata, come di consueto, su Rai1. Non importa del virus, la diretta si doveva fare. E mentre fuori la maggior parte dei cinema italiani si unisce nella metaforica accensione di luci e insegne, la televisione dedicava una prima serata alla settima arte.

Il comunicato stampa giunto da Viale Mazzini alludeva a ‘digital’, ‘formula innovativa’, ‘speranza per il futuro’, ma la 65esima edizione dei David di Donatello si è rivelata tutt’altro che confortante. L’ansia e la fretta di Carlo Conti si è riversata sui collegamenti, brevi e sbrigativi. Poco spazio è stato riservato ai protagonisti del cinema italiano, convocati in remoto in attesa delle premiazioni e visibilmente emozionati.

Diverse sfumature hanno determinato l’imbarazzante silenzio della scena: la lista delle nomination letta con freddezza, la mancanza di suspence prima di dichiarare il vincitore, la mancata sintonia tra ospite e conduttore (vedi con Ficarra e Picone) dal quale ne consegue l’apparente poco interessamento e coinvolgimento emotivo da parte di Conti stesso. E’ lavoro. Va bene, ma è cinema. E quindi magia.

David di Donatello rai1

Il cinema italiano arranca, ma con successo

Lo scontro è tra pochi, e i nomi si ripetono, e si dilatano su più film. I protagonisti dei David 2020 sono sempre loro: ‘Il Traditore’, ‘Pinocchio’, ‘Il Primo Re’. ‘Martin Eden’ è stato sottovaluto, forse erroneamente.

Ad aprire le danze è una commossa e disorientata Valeria Golino, premiata come miglior attrice non protagonista in ‘5 è il numero perfetto’ di Igort. Ma lei è brava, bastano due parole per salvare la scena. Poi scivola, si rialza, ringrazia e dedica il premio all’Italia.

Segue il turno di Luigi Lo Cascio, che con stupore ed entusiasmo vince il premio come miglior attore non protagonista grazie all’eccelsa interpretazione ne ‘Il Traditore’. Rimembrando ‘I Cento Passi’ di esattamente 20 anni fa, abbraccia allegramente i suoi bambini. Poi la dedica allo scomparso Luigi Maria Burruano, ‘che era poi mio zio’, dice.

Questa è la prima delle sei statuette che si aggiudica il film di Marco Bellocchio. Lo scontro più arduo è con ‘Pinocchio’ di Garrone, che ne vince 5, perdendo la sfida nelle categorie più rilevanti: l’interpretazione di Benigni passa, infatti, in secondo piano. ‘Il Primo Re’ si aggiudica – ahimè – solo tre statuette, mentre il povero ‘Martin Eden’, una.

Attori e registi presenti. E gli altri?

La premiazione dei David di Donatello 2020 continua in punta di piedi, avvolta da un silenzio surreale. Nessuna apparizione di costumisti, sceneggiatori, scenografi, autori della fotografia. Ma come? La riflessione sorge spontanea. Dopo tutto l’impegno nel richiedere – giustamente – al governo un sostegno economico per osannare il dietro le quinte dello spettacolo italiano, neanche un breve collegamento in diretta con loro? Eppure di tempo da occupare ce n’era.

L’attenzione risale sul finale, come sempre. Il migliore attore protagonista è come da previsione Pierfrancesco Favino, in compagnia dell’euforica e felice moglie. Un po’ di amarezza – lasciatemi aggiungere – per la sconfitta di Alessandro Borghi e Luca Marinelli, la giovane luce del cinema italiano odierno.

La miglior attrice protagonista è, invece, Jasmine Trinca. E’ dolce, e incredula. Ed è comprensibile: lei è brava, ma proprio con la ‘Dea Fortuna’ doveva vincere?

Una sfida non facile

Insomma, il Covid ha intaccato anche il cinema nella sua serata italiana più celebrativa. E Carlo Conti ha accettato la sfida che, nonostante le critiche sopra scritte, sappiamo non essere stata facile. Una serata insolita, memorabile sicuramente.

E nonostante un primo momento di forte disorientamento, bisogna però riconoscere al conduttore la capacità di essersi ripreso, di aver fatto del proprio meglio e, soprattutto, di essersi preso la responsabilità di condurre una premiazione tanto prestigiosa in uno dei momenti più difficili della (nostra) storia. E questo ti fa onore, Carlo Conti.

 

 

 

 

 

 

 

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