In una estate 2020 carica di tormentoni, il nuovo singolo di Giulia Luzi, Mon Amour, si candida a entrare di diritto nella classifica delle canzoni della stagione. Fresca, ritmata e dalle sonorità tipicamente estive, Mon Amour è firmata dalla Luzi insieme a Roberto Cardelli, Piero Romitelli e vede la partecipazione di Samuel Storm, concorrente di X Factor 11.
Mon amour, mon amor, tu sais qui je t’aime toujours? Il ritornello è martellante al punto giusto e basta un primo ascolto per non dimenticarsene più. Il singolo è disponibile in tutti gli store e su tutte le piattaforme digitali dallo scorso 3 luglio. Giulia Luzi prosegue, dunque, il suo percorso discografico dopo una carriera da attrice, intrapresa da bambina (I Cesaroni, Un medico in famiglia), e la partecipazione al Festival di Sanremo 2017 con Togliamoci la voglia in coppia con Raige.
Come nasce Mon Amour?
Ha una storia particolarissima. È nata a gennaio 2018. Il mio produttore, Roberto Cardelli, mi ha fatto ascoltare una base e ho capito subito che si trattava di un pezzo che ti mette il buonumore. Pensava che un ritornello in francese ci stesse bene, così ho buttato giù due parole partendo da mon amour ed è nato in pochi minuti. Poi abbiamo chiesto a Piero Romitelli di scrivere la parte in italiano e abbiamo capito che la canzone si sarebbe arricchita con un’altra voce.
Dunque la collaborazione con Samuel Storm.
Non era facile trovare un artista che desse qualcosa in più alla canzone. È rimasta in un cassetto e non credevo neanche che uscisse. Durante il lockdown, ho proposto il featuring a Samuel. Ha accettato di uscire dalla sua comfort zone e in due giorni avevo tutto. Poi abbiamo inciso la registrazione definitiva, lui a Catania e io a Roma.
A cosa si è ispirata per scrivere?
Alla mia idea di libertà tra due persone. Parla d’amore e si riferisce a un lui. Dice dammi un secondo di attenzioni, ma poi lasciami girare il mondo.
Cosa rappresenta Mon Amour?
Tre minuti e venti di gioia pura. Ascolto questa canzone ormai da tre anni e potrei avere la nausea, invece non mi stanca mai. Mi piace tantissimo, mette il buonumore. È una di quelle canzoni che ti svoltano la giornata.
Ha un testo poliglotta: italiano, inglese e francese. È frutto di una strategia per renderla un po’ più internazionale?
Inizialmente era in italiano e francese. Quando ho chiesto a Samuel di partecipare, mi ha detto che avrebbe scritto la sua parte in inglese e ho acconsentito. Non lo avrei mai snaturato e l’ho fatto esprimere nella sua lingua, com’è giusto che fosse. Avevo timore che tre lingue fossero troppe, ma poi mi sono resa conto che non dava fastidio e, anzi, lo considero un arricchimento.
Una canzone in tre lingue potrebbe facilmente sbarcare all’estero. Ne è consapevole?
Mah, chissà! Non ci voglio pensare. Intanto vediamo come andrà nel nostro Paese e tutto ciò che verrà sarà in più.
È stato un inverno difficile per tutti. C’è bisogno di leggerezza ancora più degli altri anni?
Sì, inizialmente ho avuto paura a fare uscire Mon Amour adesso, perché è un momento in cui tanti eventi sono stati annullati e mi dispiace pensare che ci siano tanti limiti. Dall’altra parte, però, le persone hanno voglia di divertirsi. Abbiamo vissuto mesi pesanti psicologicamente e penso che tutti aspettino una canzone che regali un po’ di spensieratezza e ci faccia stare bene.
L’estate è sinonimo di tormentone e Mon Amour ha le carte in regola per diventarlo. Sente il peso della responsabilità e della concorrenza?
Chiaramente ci sono artisti molto più affermati di me, che sono usciti un mese fa e che si portano dietro un loro pubblico, però può capitare anche che il pezzo di un artista meno sconosciuto spacchi grazie a una serie di congiunzioni astrali. Spero che sia così anche per Mon Amour.
Ha esordito da piccola. È stato difficile smarcarsi dai personaggi che le hanno dato tanta popolarità?
Un po’ sì. Da un lato, I Cesaroni è stata la mia fortuna. Durante il lockdown, ad esempio, ha avuto un rilancio pazzesco grazie alle repliche trasmesse ovunque e tantissime persone mi hanno riconosciuto. È stata un’esperienza bellissima, di cui vado fiera. Dall’altro, purtroppo l’Italia è un Paese pieno di pregiudizi, che ti incasella, e rischi di essere accostata a uno specifico ruolo. Negli Stati Uniti un’attrice che si vuole esprimere a tuttotondo viene apprezzata ancora di più.
Sente di essere stata abbastanza valorizzata o è vittima del pregiudizio?
Credo di essere apprezzata, non lo posso negare. Ricevo sempre bellissimi riscontri e ne sono felicissima. Sicuramente, però, un po’ di pregiudizio c’è. Spero che questo pezzo mi porti fortuna e faccia capire che è una strada che voglio percorrere.
Adesso è anche doppiatrice. Sta affinando tutte le sue arti.
Mi piace divertirmi, cambiare, sperimentare, mettermi in gioco e vivere nuove sfide.
Nel 2017 ha partecipato al Festival di Sanremo in coppia con Raige e non andò benissimo. Spera di tornare sul palco dell’Ariston?
Rientra nella lista delle cose che vorrei fare. Nel 2017 Carlo Conti si innamorò di quella canzone e sono andata con tutto l’entusiasmo. Purtroppo non era un brano sanremese, ma radiofonico, e siamo stati penalizzati. Non tornerei mai con una canzone del genere. Se dovesse succedere, lo farei giocando le mie carte in un certo modo. Amo la musica italiana e c’è ancora spazio per le belle canzoni, come quella che ha portato Diodato quest’anno (Fai rumore, ndr).
Qualche settimana fa è stata ospite a Soliti Ignoti. È il preludio di una partecipazione a Sanremo 2021?
Non lo so. Conosco Amadeus da tempo, sono stata sua ospite già due anni fa per il musical Romeo e Giulietta. La mia presenza adesso è stata una casualità, ma vorrei presentarmi con un pezzo.
Un artista a cui si ispira.
Ascolto tanta musica, però non mi ispiro a nessuno e sono felice così. L’imitazione non mi piace e vorrei mantenere un mio stile e costruire un’identità artistica riconosciuta.
Sta già lavorando al prossimo album?
Non ancora, ma ho tanti pezzi nel cassetto. L’obiettivo è l’album, ma procederemo per singoli.
Quando uscirà?
Sicuramente entro la fine dell’anno.
Photo credits: Gaetano La Fico