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Imen Jane Boulahrajane, i giovani che fanno male ai giovani

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L’Italia è un Paese per vecchi, i giovani sono abbandonati dalla politica. Uno slogan a cui ormai siamo abituati. Cosa accade, però, se i giovani che aspirano a essere presi in considerazione costruiscono la propria carriera su una bugia? La riflessione riguarda il caso Imen Jane Boulahrajane, sedicente economista assurta agli onori della cronaca grazie a una serie di intuizioni intelligenti, che le hanno permesso di acquisire una grande popolarità sui social e di entrare in contatto con aziende e organizzazioni rilevanti, fino a essere inserita da Forbes nella lista degli under 30 più influenti.

Nella giornata di lunedì 15 giugno Dagospia lancia la bomba: Imen Jane non è laureata. Tradotto per chi non è avvezzo al mondo social: ha costruito la sua carriera su una bugia. La notizia ha scatenato un terremoto sui principali social network. Facebook, Instagram e Twitter sono stati invasi da commenti negativi, la maggior parte dei quali può essere riassunta con un semplice ‘ci ha presi in giro’.

La risposta di Imen Jane

La Boulahrajane non è rimasta con le mani in mano né ha disattivato gli account. Si è semplicemente limitata a rimuovere la dicitura ‘economista’ dalla propria biografia e ha pubblicato delle stories su Instagram in cui spiega il percorso che l’ha portata ad abbandonare gli studi.

‘Nell’ultimo anno e mezzo, dove ho fatto esperienze incredibili, non mi sono neanche accorta che flusso stavo entrando, era tutto velocissimo’. Tralasciamo la forma e proseguiamo, alla ricerca della sostanza. ‘Questo implica tempo, risorse, che mi hanno portato, ad esempio, a tralasciare gli studi che poche settimane fa ho deciso di riprendere perché mi sento di voler chiudere un ciclo’ (Non era già laureata a Milano e specializzata a Roma?!).

‘Io passerei tutte le mie giornate a leggere di economia’, prosegue, ‘ma ho seguito i miei stimoli interni, il fuoco che mi portava a dire, non so, metto da parte l’università per mesi per seguire Expo e andare in prima fila a sentire Putin che fa la conferenza stampa oppure rincorrere Michelle Obama e dirle sei il mio idolo e tante altre cose che erano molto più stimolanti di fare informatica e statistica due’.

Motivazioni francamente povere e prive di contenuto. Chiunque abbia studiato all’università sa che non sarà una conferenza stampa a impedirti di discutere la tesi! Una cosa non esclude l’altra. La sua scelta di abbandonare gli studi per assistere a un incontro con Vladimir Putin o Michelle Obama appare quantomeno bizzarra.

‘Mi scuso e mi spiace se qualcuno si sia sentito offeso da queste mie scelte di vita’, conclude. Non una scusa reale, non una spiegazione. Solo tanta arroganza nel dire: ‘Pensate ciò che volete, tanto io vado avanti’.

L’importanza della reputazione sui social

Il punto è proprio questo. Nessuno si è sentito offeso dalle scelte di vita di Imen Jane, piuttosto dalla bugia su cui hai costruito queste scelte. In un mondo digitale in cui idee, pensieri, talvolta persino emozioni e sentimenti, si scambiano online, l’immagine che offriamo di noi stessi attraverso foto e post risulta fondamentale. Rientra nel concetto di reputation, reputazione, che accompagna chiunque utilizzi i social network e internet in generale. Un aspetto importante a cui è necessario prestare attenzione perché la reputazione è ciò che ti farà affermare, ti farà crescere, ti renderà un esempio per chi ti segue. Non ultimo, sarà un ottimo biglietto da visita per lavori, incontri, progetti; in una parola: business.

Essere smascherati e liquidare la faccenda con un semplice: ‘Avevo cose più importanti che stare sui libri a studiare’ è un insulto a chi sui libri ci trascorre le giornate. Non un mese, non due mesi, ma anni. Anni in cui, parallelamente agli esami da preparare, si informa, sogna, progetta il proprio futuro. E trova anche il tempo per seguire una conferenza stampa, incontrare uno scrittore, entrare in contatto con le aziende. Persino per lavorare part time o a tempo pieno.

Il falso mito della laurea

La faccenda induce a fare una ulteriore riflessione: l’obbligo della laurea. I ‘giovani’ di oggi, quelli cioè nati dal 1980 in poi, Millennials e discendenti, sono stati cresciuti nella convinzione che la laurea sia l’unico lasciapassare per ottenere qualsiasi lavoro, dall’amministratore delegato all’usciere, dal tassista al ragioniere.

Per carità, lo studio è fondamentale, ma bisognerebbe sfatare anche il falso mito del pezzo di carta. Una società si evolve, cresce e si arricchisce se chi ne fa parte produce reddito; non se rimane parcheggiata all’università fino a trent’anni o se sceglie una facoltà che non ama solo perché ‘è l’unica che ti consentirà di trovare un lavoro’. Vale l’esatto contrario: è la passione a far realizzare i propri sogni, non un titolo di studi.

Ecco perché Imen Jane ha ottenuto ciò che voleva. I libri la annoiavano, voleva dire la sua, far sentire la propria voce e ha iniziato a raccontare l’economia in pillole di 15 secondi: un’ottima intuizione. Ha commesso, però, l’unico errore non consentito, specialmente nell’epoca odierna: ingannare il pubblico. Una pratica tollerata verso chi sponsorizza beveroni dimagranti, non verso chi si occupa di tematiche importanti, che hanno un peso sulla società.

Un danno verso i giovani

L”omissione’ di Imen Jane fa male non solo a lei, ma a tutti i giovani seri e diligenti che si impegnano, che combattono, che faticano per essere presi sul serio dalla generazione dei padri.

Torna in mente il caso Oscar Giannino. Dopo il putiferio iniziale e qualche mese di silenzio, è tornato a esprimere le sue opinioni in campo economico. La speranza è che, almeno in questo caso, prevalga l’oblio, anche se sarà pressoché improbabile. I social non dimenticano, ma perdonano. L’Italia, poi, è un Paese dalla memoria corta. Non ci stupiremmo se Imen Jane avviasse una carriera politica: vista la sua risposta priva di motivazioni convincenti, i presupposti per ricalcare chi governa l’Italia ci sono tutti.

Imen Jane contro Amadeus

Per chi non lo ricordasse, Imen Jane è stata una delle prime a schierarsi contro Amadeus in seguito alle famose dichiarazioni giudicate sessiste. Si è battuta affinché i telespettatori boicottassero il Festival di Sanremo poiché si sentiva ferita in quanto donna. Non si è curata di ascoltare attentamente tutta la conferenza per capire che di sessista nelle parole di Amadeus non c’era nulla, ma si sa: sui social rende di più aizzare la mandria anziché argomentare. Quando hai un grande seguito, poi, anche un alito di vento può scatenare uno tsunami. E così è stato, purtroppo.

Il sospetto è che non sia alla ricerca di un mondo migliore, più corretto, più pulito, ma solo di un posto al sole. E per trovarlo, sposa le cause del momento, ora il movimento LGBTQ+ ora le donne, ora Putin ora Michelle Obama. Si muove a seconda di come tira il vento.

Negli ultimi mesi è stata ospite di vari programmi televisivi e radiofonici, non ultimo EPCC – E Poi C’è Cattelan, in cui ha sostanzialmente ripetuto ciò che politici e studiosi dicevano da settimane. Insomma, a far quello siamo bravi tutti, ma lei lo ha fatto in modo convincente. È stata questa la sua forza: cucirsi addosso il vestito della giovane donna impegnata, che funge da megafono per i suoi coetanei, troppo spesso inascoltati da coloro i quali operano nella stanza dei bottoni.

Peccato, però, che non abbia i titoli per farlo. Non ci si riferisce al ‘pezzo di carta’, ma all’onestà. Alla trasparenza. Quelle qualità che si richiedono a chi gestisce il mondo. Se Imen Jane avesse dichiarato apertamente di non aver ancora completato gli studi, ma avesse comunque portato avanti il suo progetto, avrebbe dimostrato che si può emergere anche senza aver discusso la tesi.

Anzi, avrebbe offerto un importante spunto di riflessione e sarebbe stata apprezzata. Così facendo, invece, si è messa alla stregua dei politici che millantano lauree conseguite qua e là per mascherare la propria inadeguatezza.

 

 

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