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L’estate in cui imparammo a volare, la serie Netflix dal finale aperto

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Due amiche, un tappeto di lucciole e una quantità d’amore infinita. Sono questi gli ingredienti da cui parte L’estate in cui imparammo a volare (Firefly Lane), nuova serie TV di Netflix con Katherine Heigl e Sarah Chulke. Ebbene sì, le due, ex volti Grey’s Anatomy e Scrubs, sono le protagoniste di una storia emozionante.

Tully e Kate sono amiche sin dall’adolescenza. Estroversa e intraprendente la prima, timida e riservata la seconda, le due si compensano, si incastrano alla perfezione, dando vita a un rapporto che va oltre qualsiasi cosa. Se in Grey’s Anatomy Meredith e Cristina si definiscono ‘la mia persona’, in L’estate in cui imparammo a volare Tully e Kate si definiscono wingwoman, ovvero la spalla su cui piangere, ma anche l’amica su cui contare per una serata leggera.

La trama de L’estate in cui imparammo a volare

Tully è una conduttrice di successo, amata dai telespettatori, circondata da adulatori, che la sera fa i conti con la propria solitudine. Kate è una ex giornalista che ha abbandonato il lavoro per dedicarsi alla figlia Marah, adesso quattordicenne, e al marito, dal quale sta divorziando. Due vite diverse, legate dal filo invisibile dell’amore. Un amore puro, disinteressato, nato per caso e che continua a resistere, nonostante le batoste della vita.

Il rapporto tra Tully e Kate è un bel manifesto di amicizia, ma anche solidarietà femminile e supporto reciproco. Sono diversi, infatti, i temi trattati in Firefly Lane: dai rapporti familiari a quelli con gli uomini, dal maschilismo all’omosessualità, passando per la maternità e la violenza sessuale. Inoltre, la serie scandaglia l’animo femminile in tutte le sue sfaccettature.

l'estate in cui imparammo a volare cast

30 anni di amicizia e continui flashback

Tully e Kate sono raccontate attraverso le fasi della loro crescita, ostacolo dopo ostacolo, conquista dopo conquista, senza dimenticare le insicurezze della gioventù e le incertezze dell’età adulta. Ciascuna con la propria personalità, si compensano e lo spettatore può rispecchiarsi ora nell’una ora nell’altra.

La serie segue due piani narrativi. Da un lato, vi sono Tully e Kate adulte, alle prese con il lavoro la prima e con il divorzio la seconda. Dall’altro, Tully e Kate da adolescenti prima e da giovani donne alla ricerca del proprio posto nel mondo dopo. La prima stagione è composta da dieci episodi e in ciascuno di essi il presente si mischia col passato grazie ai continui flashback.

Questo continuo avanti e indietro nel nastro dei ricordi tende non solo a delineare in modo chiaro i personaggi, ma anche a evidenziare quanto il passato influisca sul presente. Una constatazione scontata, quasi banale, che ne L’estate in cui imparammo a volare contribuisce a catalizzare lo spettatore.

Il finale de L’estate in cui imparammo a volare

La serie è leggera e accattivante, almeno fino al penultimo episodio. Se, infatti, fino ad allora la storia si presenta come scorrevole e interessante, è nel finale che si perde in un bicchier d’acqua. Un azzardo? Forse, ma da un prodotto sì pregevole ci si aspetta di più.

Evitando ogni tipo di spoiler, possiamo dire che la serie opta per un finale aperto. Tutto rimane avvolto nel mistero e lo spettatore in cerca di risposte rimane deluso, non perché scontento, bensì perché non vi è proprio alcun finale.

È facile intuire che la scelta sia tutt’altro che casuale. Un finale aperto alimenta la curiosità e fa sì che si debba pensare a una nuova stagione. Vi sarà, dunque, L’estate in cui imparammo a volare 2? È presto per dirlo, ma i presupposti non mancano. In definitiva, serie consigliata, nonostante il finale mancante.

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