Sacro e profano si mischiano per dar vita a Ti spedisco in convento, il nuovo docu-reality di Discovery in onda da domenica 4 aprile su Real Time. Ambientato nel convento delle Suore Oblate del Bambino Gesù di Sorrento, le protagoniste sono cinque ragazze tra i 19 e i 23 anni. Entreranno in convento per mettersi alla prova con un mondo distante dal loro e per capire e apprezzare i veri valori della vita.
Emy, Sofia, Stefania, Valentina e Wendy arrivano coerenti con la loro personalità. Il primo impatto è dirompente: sembrano reduci da un after. Chi di loro non è un’assidua frequentatrice delle discoteche, trascorre il tempo al telefono o con i videogiochi. Uno spaccato abbastanza verosimile di una generazione poco raccontata dalla televisione, se non nelle sue debolezze.
Le protagoniste di Ti spedisco in convento
Emy ha 22 anni e ama stare al centro dell’attenzione. Lavora come ragazza immagine e fa fatica a non vestirsi come se stesse sul cubo o in spiaggia il 15 agosto. Si rifiuta di indossare abiti consoni alle regole del convento e, appena arrivata, decide di mettere in luce le sue abilità nel twerking. Nonostante l’inizio ribelle, basta poco per convertirsi e entrare nelle grazie delle suore.
Dello stesso tenore Stefania, apparentemente riottosa, che invece fa la forte per nascondere le sue debolezze. Wendy ha costruito un mondo virtuale a sua immagine perché, nonostante abbia voglia di buttarsi in quello reale, non sa se ha ‘la forza per farlo’, dice.
Poi c’è Valentina, ragazza immagine aspirante magistrato, innamorata di se stessa. ‘Di ragazze belle come me ne ho viste poche’, ripete come un disco rotto, non si capisce se per convincere gli altri o infondersi positività. Anche lei nasconde vuoti e ferite profondi.
Infine Sofia, la più svampita del gruppo, quella che più ostenta. Vive negli Stati Uniti, per spostarsi utilizza un aereo privato e di professione fa la viaggiatrice in luoghi di lusso, grazie al compagno facoltoso. Non fa nulla, tutto il suo mondo ruota attorno ai vestiti e alle maschere di bellezza.
Le suore
Ad accompagnarle in questo viaggio alla ricerca di sé, Suor Analia, Suor Arleide, Suor Daniela, Suor Felicita e Suor Monica, le inquiline del convento. Cariche d’amore e di pazienza, offriranno la loro quotidianità e i loro insegnamenti alle cinque pecorelle smarrite.
Di primo acchito, le protagoniste di Ti spedisco in convento sono eccentriche, stravaganti e svogliate. Presentano lo stesso biglietto da visita: ego spropositato e un atteggiamento strafottente. La noncuranza e il non rispetto delle regole è il loro mantra. Indossano tutte una corazza spessa, difficile da abbattere. Nei loro momenti di nevrosi iniziale sembra di ritrovare i protagonisti de Il Collegio con qualche anno in più.
Inizialmente incorreggibili e a tratti fastidiose per la mancanza di educazione, col tempo emerge la ragione di cotanta difficoltà: ciascuna di loro nasconde una ferita, un’insicurezza, un trauma, qualcosa che in parte giustifica il modo di porsi.
Differenze tra Ti spedisco in convento e Il Collegio
Ti spedisco in convento è un docu-reality prodotto da Fremantle, costruito sulla falsariga de Il Collegio. Almeno sulla carta. Bastano pochi minuti, infatti, per cogliere una differenza sostanziale. Mentre ne Il Collegio i docenti sono guide a disposizione degli studenti nella misura in cui questi si comportano bene, in convento le suore lo sono a prescindere. La loro missione di vita traspare a ogni battuta e il leitmotiv del programma è l’assenza di giudizio, a prescindere dalle malefatte delle ragazze.
‘Anche per noi è una sfida’, dice la Madre Superiora. E in questa sfida le suore sono le prime a mettersi in gioco. Allegre, gioviali e sorridenti, accolgono le ragazze con un caldo abbraccio e tanta, tantissima comprensione. Inoltre, fungono davvero da guida, sempre pronte a rispondere alle loro mille domande. Grazie alla loro apertura, creano un ponte, forse persino inaspettato, tra un mondo chiuso e per certi versi anacronistico e la vita fuori dal convento. Con le loro risposte sincere e scevre da imbarazzo o paletti, si raccontano e fanno sì che le ragazze possano cambiare opinione sulla vita all’interno del convento. Soprattutto, possono capire che oltre la superficialità c’è anche altro.
A tenere incollato lo spettatore è il modo in cui i due mondi entrano in contatto l’un con l’altro fino a incastrarsi e compensarsi. Soprattutto, a colpire è l’approccio delle suore. Aperte, benevolenti, materne, con calma e fermezza riescono a fare aprire le ragazze. Ed è lì che le corazze iniziano a infrangersi e a cadere come birilli, una ad una. Così, le protagoniste, da reduci di un after, si trasformano presto in giovani bisognose di una guida e di una spalla su cui piangere.
In un panorama televisivo pregno di prodotti poco interessanti che talvolta lasciano poco o nulla a chi guarda, Ti spedisco in convento assolve a una duplice funzione: intrattenere e far riflettere. A differenza di quanto si possa pensare, non è un programma noioso né avulso dalla realtà. Ne è immerso fino al collo e stimola la riflessione, ma in modo intelligente, ovvero con leggerezza. Segno che la televisione può ospitare qualsiasi argomento. A fare la differenza è il modo in cui si decide di trattarlo.