Home MUSICA Beatrice Venezi, la donna che abbatte gli stereotipi

Beatrice Venezi, la donna che abbatte gli stereotipi

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‘Abbiamo una ragazza che da piccola non giocava con le Barbie, ma direttamente con una statuetta di Beethoven e da grande è diventata bella come Barbie, ma brava come Beatrice Venezi‘. Riccardo Rossi presenta così l’unico giudice donna di AmaSanremo, il programma di seconda serata del giovedì di Rai 1 dedicato alle selezioni per Sanremo Giovani 2021.

Direttore d’orchestra più giovane d’Europa, la televisione ha iniziato ad interessarsi alla sua figura poco più di un anno fa. Il debutto vero e proprio, però, arriva con AmaSanremo. Amadeus la chiama a sé per ricoprire il ruolo di giudice e, da subito, si mostra all’altezza.

I suoi giudizi sono sempre puntuali, competenti, ça va sans dire, ma anche sorprendenti. Rispetto ai colleghi Luca Barbarossa, Morgan e Piero Pelù, è quella che ricerca sempre il valore musicale al di là dei gusti e delle mode. In ogni parere vi è sempre una spiegazione tecnica, accompagnata da una visione commerciale, che si conclude con un incoraggiamento. Unisce passato e presente e con le sue parole la musica contemporanea diventa elemento imprescindibile da quella classica.

È ad AmaSanremo per giudicare, ma anche per motivare e spiegare, in parole molto semplici, il perché di un voto, basso o alto che sia. Utilizza un linguaggio semplice, finalizzato ad avvicinare il pubblico alla musica e le pillole di musica classica sciorinate qua e là contribuiscono al suo intento.

Un volto di spessore

Beatrice Venezi è la competenza ‘alta’ rispetto alle necessità televisive, ma non lo sottolinea. Assolve il suo compito offrendo la sua competenza e il telespettatore non può che apprezzare. Trent’anni, ma con una carriera consolidata, il suo arrivo sul piccolo schermo aggiunge qualità e spessore a uno spettacolo di per sé forte. A colpire di questa giovane donna capace di emergere in un mondo prevalentemente maschile è l’umiltà e basta ascoltarla per prenderne atto.

Bionda, occhi chiari, viso da modella, eloquio puntuale, Beatrice Venezi è il perfetto connubio tra bellezza e intelligenza. Il merito che va oltre l’immagine. La dimostrazione che svolgere una professione storicamente considerata maschile non comporta la rinuncia alla propria femminilità.

Un direttore d’orchestra in abito da sera

Per dirigere indossa stupendi abiti da sera, un modo per ricordare a chi la ascolta di andare oltre le apparenze. Una scelta coraggiosa, che dà la misura della forza e della consapevolezza di questa donna. In un’intervista rilasciata ad Aliza Light e disponibile sul suo account Instagram spiega le difficoltà incontrate nel suo percorso e la fatica necessaria per abbattere certi stereotipi.

‘Ho lavorato in tantissimi Paesi e non trovo grandi differenze con l’Italia’, afferma. ‘La prima volta che sono stata in Giappone, ho chiesto di poter dirigere con un abito da sera, spiegando che li indosso per lanciare un messaggio. Attraverso la mia arte voglio dimostrare che una donna può fare questo lavoro e non ha bisogno di nascondersi. Ho spiegato tutte le mie ragioni, ma la risposta è stata negativa’.

Venezi, però, non si è fermata davanti a un no e ha diretto in abito da sera. ‘Il fatto che una donna mostri al mondo di cosa è capace non poteva più attendere’. Poi una riflessione, amara, sulla società italiana. ‘Siamo portati a considerare l’Italia un Paese moderno, vicino all’uguaglianza di genere, ma non è così’.

Quando il merito abbatte il pregiudizio

La storia di Beatrice Venezi è la fotografia di un tempo in cui le donne devono pretendere di essere giudicate per quello che valgono, senza limitazione alcuna. L’elemento che connota la sua carriera è il merito. Un riconoscimento arrivato combattendo piccole o grandi battaglie, che hanno tracciato un percorso per le generazioni future. Il suo mantra è: ‘Ricordati di osare sempre. Esci dalla tua zona di comfort e mettiti alla prova. Se sei preparato, le opportunità arriveranno’. Un’ottima spinta per chi crede che la preparazione non sia più un fattore necessario e per chi si lascia abbattere dalle porte chiuse.

La sua storia andrebbe raccontata in televisione e nelle scuole, non perché si debba tutti diventare direttori d’orchestra, ma per trarre esempio e forza dalla sua esperienza. Dopo anni in cui la televisione ha preferito aprire le porte a personaggi senza né arte né parte – è il caso di dirlo – e senza un minimo di competenza, è giunta l’ora di tornare a dare spazio a chi ha davvero qualcosa da dire, da insegnare, e merita di entrare nelle case degli spettatori.

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