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Billie Eilish si spoglia dei body-shamers

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billie eilish not my responsibility

Billie Eilish si spoglia contro il body shaming, nel buio, con tono duro, penetrante, importante. Risponde ai commenti sul proprio corpo, si domanda se il suo aspetto sia sua responsabilità. Perché bisogna sempre essere giudicati? ‘Not my responsibility‘ è il titolo di un cortometraggio di denuncia, un attacco al body shaming. Pratica – ahimè – ancora troppo diffusa sui social, e oltre.

Una lettera aperta ai body-shamers

‘Not my responsibility’ è stata una sorpresa per tutti: presentato per la prima volta il 9 marzo durante un concerto a Miami, il video sarebbe dovuto diventare l’intermezzo caratterizzante del nuovo tour di Billie Eilish, il ‘Where do we go? World tour’ (che il 17 luglio avrebbe dovuto salutare anche Milano).

Il testo è forte, senza filtri. Un flusso di coscienza, una lettera aperta che, per la prima volta, spoglia la Eilish dalla sua ‘comfort zone’. Perché essere giudicata sul proprio corpo, fisico, identità? Lei ha il suo stile, ognuno ha il proprio stile. E in questo caso maglioni oversize, pantaloncini, sneakers, calzettoni da tennis e quant’altro contraddistinguono una delle artiste più influenti del panorama musicale giovanile mondiale. Ed è sexy.

‘Se indosso ciò che è comodo
Non sono una donna
se togliessi i veli
sarei una… sgualdrina’. 

Recita così una strofa del testo, letto con un filo di voce, comprensibile grazie ai sottotitoli presenti nel video. Inquadrature intime, buie, dolcemente dark. Un messaggio espresso con chiarezza e mistero. Un messaggio probabilmente rinchiuso da tempo nei meandri dei suoi pensieri.

‘Vuoi che sia più piccola?
Più debole, più morbida, più alta?
Il mio valore come persona si basa solo sulla tua percezione?
O la tua opinione su di me non è una mia responsabilità?’

Il video è stato ora pubblicato sui social, e in meno di 24 ore ha già riscontrato circa 13 milioni di visualizzazioni.

Ci vuole coraggio, ha ‘solo’ 18 anni…

18 anni sono i nuovi 35. Questo è chiaro, da un po’. Le denunce arrivano dai più giovani, da chi ha quel coraggio – a volte dolcemente incosciente – di scomodare la propria posizione, di chi ha il coraggio di destare tanti consensi quanti dissensi. Perché denunciare fa sempre paura. Ed è rischioso.

Billie Eilish si sveste per la prima volta, mostra il suo corpo, le insicurezze. Mostra sé stessa, i suoi pensieri, le sue difficoltà. E’ una ragazza forte, all’apparenza, ma non per questo esente da tutti i contraccolpi dell’essere adolescente. Ha successo, ma è ferita. E i commenti, quelli insensati, cattivi, fanno più male che mai.

Rimane così nuda – nel senso lato del termine -, in quel fluido nero. E noi rimaniamo meravigliati, un po’ inteneriti, un po’ sorpresi. E anche grati.

Billie Eilish e il successo lampo

In due anni Billie Eilish ha scalato con una velocità lampo le classifiche musicali mondiali. Nata su Spotify con un singolo scritto a soli 13 anni – ‘Ocean’s Eye‘ – l’artista americana ha ricevuto 34 riconoscimenti solo nel 2019 e 6 diverse candidature ai Grammy nel 2020 per le categorie più importanti, tra cui miglior artista esordiente (che ha vinto).

Oggi è un artista affermata e affamata, innovativa e dissonante, è il tassello mancante di un panorama musicale che urla troppo, è l’animo vulnerabile che ha saputo rispondere, egregiamente, a un problema che accomuna ancora tanti, troppi coetanei e non.

 

 

 

 

 

 

 

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