L’ipotesi del rinvio di Sanremo 2021 è stata protagonista del Festival della TV di Dogliani. Durante l’intervista con Aldo Cazzullo, il conduttore e direttore artistico Amadeus ha paventato l’ipotesi di uno slittamento della kermesse. Come spesso accade quando si parla di Sanremo, è stato subito un susseguirsi di titoloni e smentite, che, al netto del virgolettato esatto, aprono uno scenario fino ad ora forse sottovalutato.
Sanremo 2021 dovrebbe andare in onda dal 2 al 6 marzo. Se la scorsa primavera marzo 2021 poteva sembrare una data sufficientemente lontana dalla pandemia, adesso sembra ancora estremamente vicina, forse troppo, e le certezze di poter organizzare un Festival tradizionale rischiano di vacillare.
La Rai ha spostato la programmazione a marzo, probabilmente per avere un mese in più per organizzare al meglio la kermesse. Sanremo è il programma televisivo più importante dell’anno, l’evento musicale che dà una scossa non indifferente al mercato discografico, la festa nazionale-popolare per antonomasia, che per una settimana unisce l’Italia.
Le parole di Amadeus
Un evento non da poco. Se si considerano, poi, gli introiti pubblicitari e tutto ciò che vi ruota attorno, ecco che strutturare il Festival durante una pandemia non deve essere una passeggiata. A Dogliani, Amadeus ha dichiarato che è impossibile immaginare Sanremo 2021 senza pubblico, piuttosto si vaglia lo slittamento.
Poche parole che hanno ottenuto un’eco mediatica enorme. Per due giorni, sembrava che il conduttore avesse lanciato una bomba inaspettata o che stesse annunciando lo sbarco dei marziani sulla Terra. In realtà, ha fatto una riflessione lecita, persino scontata.
Il Festival di Sanremo è l’evento più importante dell’anno, dicevamo. Una macchina produttiva che lavora costantemente, non si ferma, non va mai in ferie. Da 70 anni accompagna l’Italia e ne racconta la storia e l’evoluzione. La prossima edizione non sarà soltanto la settantunesima, ma la prima dopo la pandemia, come Amadeus stesso ha spesso sottolineato. Un’edizione importante, di ripartenza, forse di rinascita.
Sanremo 2021 senza pubblico?
Bene. Da qui a quel momento, è d’uopo formulare alcune riflessioni. Innanzitutto, il pubblico. Amadeus ha dichiarato che gli risulta difficile pensare a un Sanremo senza pubblico in sala. Dunque, se il distanziamento sociale fosse ancora una conditio sine qua non, si penserebbe a uno slittamento.
La paventata ipotesi non è del tutto folle o eccessiva. Da sempre, il pubblico del Festival è parte integrante dello spettacolo, è la rappresentazione della pancia del Paese. Nel bene e nel male (ricordiamo i fischi che, puntualmente, arrivano dalla galleria durante la classifica finale).
Certo, è anche una vetrina di volti Rai e prezzemolini TV che siedono in sala per una ventina di minuti e di cui volentieri faremmo a meno, ma questo è un altro discorso.
È vero che negli ultimi mesi abbiamo imparato a fare a meno del pubblico. Forse potremmo riuscirci anche per Sanremo? Al momento sembra impossibile, ma se ci sono riusciti i cugini americani con i VMA’s, forse potremmo farcela anche noi.
Il Teatro Ariston e la sala stampa
Al di là della platea e della resa televisiva, però, ci sono altri problemi contingenti, che rischiano davvero di mettere in forse il Festival. Innanzitutto, il Teatro Ariston. Se è possibile evitare gli assembramenti nel dietro le quinte e nei camerini, risulta difficile se non impossibile riuscirci in sala stampa.
Ogni anno i giornalisti accreditati sono oltre un migliaio. A questi si devono aggiungere i fotografi, gli uffici stampa (RAI e esterni), il management di ciascun artista, i dipendenti Rai, gli ospiti italiani e stranieri. Persone che, nei sette giorni di Festival sono spesso riversate in sala stampa.
È un ambiente obtorto collo caotico, non c’è modo di avere un po’ di tranquillità né di mantenere le distanze di sicurezza. Il giornalista inviato a Sanremo si divide tra vita in sala stampa e interviste. La permanenza in sala va dalle 10 del mattino alle 3 di notte e si lavora uno accanto all’altro, gomito a gomito.
Il voto della stampa
Se si dovessero adottare tutti i protocolli di sicurezza attualmente vigenti, la Rai dovrebbe certamente ridurre il numero delle testate accreditate, ma non avrebbe comunque risolto il problema. Lo spazio non è sufficiente e, soprattutto, non è la soluzione. La sala stampa è, da sempre, luogo di incontro e di passaggio tra addetti ai lavori. L’idea di un’edizione senza quell’osmosi necessaria tra artista e giornalisti aggrava il quadro già difficile.
Vi sarebbe il Palafiori, il plesso poco distante dall’Ariston sede della sala stampa web e radio. Gli spazi sono più ampi del Teatro Ariston, ma anche lì la sala stampa è piena di giornalisti accreditati e le altre aree sono palcoscenico per gli eventi collaterali. Questi ultimi consistono in incontri, presentazioni, concerti, degli artisti in gara e non solo, adesso sicuramente a rischio.
Per l’attività giornalistica vera e propria si potrebbe vagliare lo streaming, ma se può essere un espediente valido per le conferenze stampa tradizionali, di certo non può andare bene per Sanremo. Nella classifica finale il voto della stampa ha un peso ed è la risultante di un insieme di elementi che trovano la quadra proprio durante quella settimana. L’ipotesi del voto a distanza non convince.
La città di Sanremo durante il Festival
Infine, ultimo ma non meno importante, c’è il mondo fuori dal Teatro, ovvero la città di Sanremo. Una cittadina che, nei giorni del Festival, si trasforma e diventa caotica come il Carnevale di Rio, come una festa patronale o un derby. Le strade sono costantemente intasate, si fa difficoltà a farsi largo per Corso Matteotti, specialmente se ti hanno appena anticipato un’intervista e hai pochi minuti per raggiungere il Casinò o gli hotel limitrofi.
Da qualche anno, l’ingresso di Corso Matteotti è controllato dalle Forze dell’Ordine, ma la calca è impossibile da dirimere. Il venerdì e il sabato sono i giorni più caotici: già dall’ora di pranzo in poi, è impossibile camminare. Ancora peggio spostarsi con la macchina o in taxi. Per chi ci va per lavoro e deve ancora correre per le interviste non è il massimo, ma per gli amanti del Festival, invece, è la parte più interessante di tutta la settimana.
Questi sono solo alcuni degli elementi che paventano un’edizione certamente difficile. Le difficoltà non riguardano solo il pubblico in sala, ma l’organizzazione tutta. In questo contesto, le parole di Amadeus risultano tutt’altro che allarmistiche o eccessive. Piuttosto realiste.
Allo stesso tempo, però, non è da considerare l’ipotesi di una cancellazione della kermesse. La speranza è che a marzo 2021 la pandemia sia svanita e la vita sia ricominciata come prima, meglio di prima, ma l’inverno alle porte, è ancora presto per fare previsioni ed è necessario considerare tutte le variabili possibili.
La sfida di Amadeus per Sanremo 2021
L’anno scorso Amadeus debuttava dopo il record di ascolti dei Sanremo targati Baglioni. Ancora prima della serata iniziale, non solo era stato dato per spacciato, ma era diventato bersaglio facile per polemiche infondate. Forse per un attimo ha sperato che organizzare la sua seconda edizione fosse una passeggiata, invece anche stavolta ostacoli da superare.
A Dogliani ha anche dichiarato che a breve inizierà gli incontri con i discografici, probabilmente per capire come procedere per l’organizzazione di questo Sanremo 2021 e, forse, mettere a punto eventuali piani B, fino ad ora esclusi. La soluzione perfetta non c’è e sarà difficile trovarla. Nella peggiore delle ipotesi, si vivrà un Festival diverso dagli altri, più contenuto, forse a distanza oppure in loco ma con nuove modalità. Oppure verrà spostata la messa in onda, chissà, forse a fine primavera o inizio estate. Al netto di quel che sarà, poco importa. Anche se si dovesse optare per lo slittamento, lo spettacolo non rischia di risentirne granché e per un’unica, semplice, ragione: perché Sanremo è Sanremo e, al di là delle polemiche e degli intoppi, il pubblico non aspetta altro che l’inizio di una nuova edizione. Come sempre e da sempre.