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Vaccino, la responsabilità della televisione

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Da quando il vaccino contro il COVID-19 ha fatto il suo ingresso nelle nostre vite, la televisione si è giustamente prodigata a raccontarne caratteristiche e sviluppi. Come sempre, il rischio di un racconto largo e trasversale è l’estrema semplificazione, che potrebbe sfociare in banalizzazione.

Dall’inizio della pandemia ad oggi, il piccolo schermo ha ospitato chiunque avesse qualcosa da dire. Non solo esperti, scienziati, studiosi, ma anche persone comuni chiamate a dire la loro. L’apertura totale e incondizionata al dialogo ha fatto sì che talvolta la televisione si facesse portatrice o megafono di messaggi sbagliati, sibillini, poco chiari, rischiosi.

La stessa cosa sta accadendo adesso con il vaccino. Chiunque metta piede in uno studio televisivo, è chiamato a pronunciarsi sul COVID e sulla relativa vaccinazione. Una scelta giusta e doverosa per informare l’opinione pubblica e dissuadere la percentuale negazionista o scettica, che nutre dubbi o si lascia andare a illazioni.

Cosa accade, però, se un ospite fa un’affermazione discutibile, non corroborata da alcuna evidenza scientifica? Entra in gioco la responsabilità della televisione. Ci riferiamo all’ospitata di Kabir Bedi a Domenica In nella giornata del 31 gennaio. In collegamento dall’India, l’attore ha portato all’attenzione di Mara Venier e dei suoi ospiti il caso India.

‘In India abbiamo avuto quasi dieci milioni di casi. L’india sembra recuperare rapidamente. Perché? Ognuno ha la sua teoria, qualcuno dice che abbiamo un’immunità naturale. Uno dei maggiori medici in India ha detto che ci sono stati altri virus COVID e magari noi abbiamo sviluppato un’immunità naturale a questi virus, che quindi non ci colpiscono in modo molto forte. È una specie di miracolo che tutti cercano di spiegare, di capire’.

Kabir Bedi: ‘Il vaccino? Prima voglio vedere i risultati’

Poi Kabir Bedi si addentra nel tema vaccini. ‘Prima o poi dovrò fare questo vaccino’, dice, ‘però prima voglio vedere quelli che sono i risultati’. Ognuno è libero di pensare ciò che meglio crede, ma un messaggio del genere è proprio necessario? L’Italia affronta mesi difficilissimi. Oltre alla crisi di Governo, viviamo una crisi sotto qualsiasi punto di vista. Abbiamo bisogno di Kabir Bedi che comunichi ai telespettatori i propri dubbi sull’efficacia del vaccino?

‘Certi alimenti sono una medicina’

Infine, l’attore va oltre e si spinge sull’alimentazione. ‘Charles Darwin disse che la razza che sopravvive non è la più forte e non è nemmeno la più intelligente, è la razza che si adatta. Noi come razza umana ci stiamo adattando a questo virus e sopravvivremo perché svilupperemo i nostri anticorpi. Anche certi alimenti sono una medicina, ci danno un’immunità. Ci sono sicuramente degli alimenti, come la cannella, lo zenzero, l’aglio, il pepe nero che possono sviluppare un’immunità in modo meraviglioso e sicuramente possano trovare dei modi per minimizzare l’effetto di questo virus. Questa è una delle ragioni per cui l’india ha uno dei tassi di mortalità più bassi al mondo e uno dei tassi di guarigione più elevati’.

Il Professor Richeldi risponde che non esiste ad oggi un’evidenza scientifica. ‘I colleghi non hanno una spiegazione chiara. Certamente avere una popolazione più giovane, forse anche lo stile di vita indiano, vivere all’aperto e avere meno possibilità di contatto (possono influire, ndr). Anche se devo dire che la spiegazione certa non ce l’abbiamo. Quello che sappiamo è che oggi per fortuna la ricerca mondiale ci ha portato in meno di un anno tre vaccini efficaci’.

Informare, non dissuadere

La televisione è intrattenimento e Domenica In necessita di ospitare personaggi pubblici, mediatici, per differenziarsi dai talk politici. In quanto programma di riferimento per il pubblico, è giusto che racconti l’attualità e dia parola a tutti gli addetti ai lavori, ovvero studiosi e artisti.

Esiste, però, un limite? Cioè, chiunque ha la patente per poter parlare di vaccino contro il COVID? A nostro parere no. O meglio, la libertà di manifestazione del pensiero non deve mai essere limitata, a patto, però, che non si scontri con le regole del buonsenso. Lanciare messaggi che possono essere facilmente distorti non fa bene all’informazione.

Dire che il COVID si combatte con aglio, cannella, pepe e zenzero è pericolosissimo, specialmente in un momento in cui la popolazione è ancora scettica sull’efficacia del vaccino. La televisione è il medium più trasversale che esista e, in quanto tale, non può e non deve dimenticare la propria missione: informare, non dissuadere.

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