Claudia Coli è nel cast di Carla, il film sulla vita di Carla Fracci con Alessandra Mastronardi. Nella pellicola, in onda in prima serata il prossimo 5 dicembre su Rai 1, interpreta la signorina De Calboli, insegnante di danza della futura étoile.
«Il film parte da quando Carla Fracci entra all’Accademia della Scala di Milano», racconta Coli nel corso dell’intervista ad ApMagazine.it. «Siamo più o meno nel 1955 e il mio è il ruolo di un’insegnante di danza della Scala – un personaggio inventato – che sostituisce per un breve periodo la signora Esmée Bulnes, la prima grande maestra della Scala. Arriva nel momento in cui si sta per scegliere la protagonista del passo d’Addio delle allieve nello Spettro della Rosa. In realtà, è molto più di un saggio, perché da lì si sarebbe scelta anche la ballerina della Scala», prosegue.
Claudia Coli è un’attrice di cinema, teatro e televisione. Prima di approdare al set di Carla, ha recitato, tra gli altri, in Io e lei, Nome di donna, Un passo dal cielo, 1992, L’allieva e Non uccidere.
Quale sarà il rapporto tra la De Calboli e Carla Fracci?
«In qualche modo la Signorina De Calboli cerca di mettere in difficoltà Carla perché per lei è inconcepibile che la figlia di un tranviere possa diventare solista della Scala. Cerca, quindi, di portare avanti un altro personaggio, inventato, quello di Ginevra Andegari, figlia della borghesia milanese, che diventerà amica di Carla».
Come si è approcciata a questo personaggio?
«Sono andata a vedere il balletto dello Spettro della Rosa, ho ripensato ai passi che ho studiato da piccola quando ho fatto danza classica e sicuramente c’è stato un lavoro sulla postura. Sul set abbiamo anche avuto una coreografa, che poi era l’insegnante di Alessandra Mastronardi».
Cosa apprezza della De Calboli?
«E’ un personaggio di rottura, fa parte dei cosiddetti antagonisti che entrano a metà film per disinnescare. Te lo ricordi perché è quella che fa le scarpe a Carla. Interpretare i personaggi antagonisti mi diverte. Mi ha fatto riflettere perché passano gli anni, ma ci sarà sempre all’interno del mondo dello spettacolo, e non solo, scelte legate all’appartenenza a un ceto sociale. La cosa bella è che, alla fine, nel film a essere scelta da Luchino Visconti sarà proprio Carla Fracci».
Ha avuto modo di incontrarla sul set?
«Non l’ho incontrata perché ho girato le mie scene in una mia sala di danza magicamente ricostruita a Orvieto. I miei ricordi di Carla Fracci sono legati a quando andavo a vederla alla Scala. L’ultima volta nel 1999, in Chéri di Roland Petit. Era un punto di riferimento».
Cosa significa aver lavorato a un film sulla ballerina per eccellenza proprio mentre si è spenta?
«Sicuramente è stato un dispiacere perché era un omaggio a una persona ancora viva. Come ha detto suo marito (Beppe Menegatti, ndr) in conferenza stampa, il grande rammarico è che non ha potuto vedere il film».
La Signorina De Calboli si oppone alla carriera della Fracci perché figlia di un tranviere. L’abitudine a non premiare i meritevoli è un atteggiamento tipicamente italiano?
«Penso che in Italia, ma non è il caso della Fracci, si tende a diventare miti una volta morti. Elogiamo il nostro bel Paese quando le persone muoiono, non le osanniamo quando sono vive. Una caratteristica italiana un po’ particolare. Pensiamo a Caravaggio, il maestro dei maestri, diventato genio quando è morto».
Nemo propheta in patria vale solo in ambito artistico o è trasversale?
«Secondo me non è inerente al solo mondo dello spettacolo. Abbiamo la fuga dei cervelli migliori di tutto il mondo, della scienza, della matematica, della ricerca. Non so da cosa possa dipendere. Si tende a non valorizzare veramente l’altro, un atteggiamento forse legato all’invidia, caratteristica tanto italiana. In una cultura più calvinista, penso all’Europa del Nord o all’America, se vali vai avanti e la vittoria dall’altro deve essere un monito per migliorarsi. Noi, invece, abbiamo la tendenza a soffocare chi emerge. All’estero quando si parla di grandi attori, musicisti, pittori, scienziati, la gente è orgogliosa di parlare di personalità italiane».
Dopo Carla, tornerà in TV con Romanzo Radicale, di Mimmo Calopresti, in cui interpreta Luciana Castellina. Un personaggio complesso.
«E’ stato bello prestare il volto a un personaggio così interessante. Una grande donna, capace di stare dentro un universo maschile, pur mantenendo la propria integrità e non sentendosi scalfita da alcun tipo di commento».
Attrice di cinema, TV, ma soprattutto teatro. E’ già tornata sul palco?
«Non sono ancora tornata, ma sto lavorando a un personaggio sul mondo di Margherita Sarfatti, grande critico di storia dell’arte, purtroppo conosciuta come l’amante di Mussolini. In realtà, era molto di più».
Photo credits: Roberto Orlandi