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Fedeltà, recensione della serie Netflix con Riondino e Guidone

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A chi dobbiamo la nostra fedeltà, agli altri o a noi stessi? A chiederselo è Carlo, il protagonista di Fedeltà, la serie targata Netflix, uscita lo scorso 14 febbraio. Anzi, è la domanda attorno alla quale ruota tutto il racconto in 6 episodi, tratti dall’omonimo romanzo di Marco Missiroli.

La trama di Fedeltà

Carlo Pentecoste (Michele Riondino) e Margherita Verna (Lucrezia Guidone) sono una giovane coppia che, dopo cinque anni di matrimonio, viene colpita da una crisi. Una crisi scaturita dalle piccole o grandi insoddisfazioni del quotidiano che, poco alla volta, in modo latente, si insinuano nelle rispettive vite. E’ un’escalation lenta e costante, che ad un tratto irrompe nella loro unione, fino ad allontanarli.

I protagonisti

Carlo è uno scrittore che, dopo un primo romanzo di successo, si perde tra le insicurezze e la paura di non avere nulla da raccontare. Inoltre, non ha ancora risolto i conflitti con il padre e porta con sé la sensazione di non essere mai all’altezza. Margherita ha un’agenzia immobiliare, ma sognava di fare l’arredatrice. Per amore e per garantire la stabilità alla famiglia, ha riposto in un cassetto la laurea in architettura e sostiene il marito senza se e senza ma.

La loro è una routine collaudata: quando a fine giornata ritornano a casa, è Carlo a preparare la cena. Ogni tanto si concedono una sera al ristorante o dai loro amici fidati, Marco e Giulia, interpretati da Maurizio Lastrico e Sara Lazzaro. In questa routine testata, il primo a vacillare è Carlo. Si invaghisce di Sofia (Carolina Sala), una giovane studentessa del master di scrittura creativa in cui insegna. Nel mentre, Margherita subisce il fascino del suo fisioterapista, Andrea (Leonardo Pazzagli). Nessuno dei due dice nulla all’altro, fino a quando gli eventi costringono Carlo a parlare di quello che lui definisce ‘un malinteso’, accaduto nei bagni dell’università. Da quel momento, il matrimonio viaggia sull’onda costante del sospetto e nulla è più come prima.

La recensione di Fedeltà

Fedeltà vuole scavare nelle pieghe di un rapporto di lunga data, apparentemente resistente alle intemperie. Così facendo, dimostra che anche il più solido di essi è esposto agli imprevisti e agli incidenti di percorso.

La serie Netflix prova a mettere in scena tutte le fasi della crisi che un amore può attraversare, ma non eccelle. Un po’ la narrazione a tratti lenta, un po’ la recitazione a tratti troppo ‘sospirata’, è difficile immergersi a 360 gradi nel mondo di Fedeltà. Guardando i 6 episodi, si ha la sensazione che la serie sia riuscita a metà. Se, da un lato, vi è l’intenzione di entrare nella psiche dei protagonisti e di raccontarla, dall’altro non ci si riesce  appieno a causa della lentezza e di un approccio talvolta superficiale. Buona, invece, la risposta alla domanda iniziale, ‘A chi dobbiamo la nostra fedeltà, agli altri o a noi stessi?’, fornita sul finale.

Photo credits: Sara Petraglia/Netflix 

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