Home TV Netflix Feel Good 2, su Netflix la nuova stagione di una serie ambiziosa

Feel Good 2, su Netflix la nuova stagione di una serie ambiziosa

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Feel good 2 stagione, Mae Martin e Charlotte Ritchie

Trovare un aggettivo per Feel Good 2 è impresa ardua. La seconda stagione della serie Netflix con Mae Martin, Charlotte Ritchie e Lisa Kudrow si sviluppa per sei episodi e riparte da dove si era interrotta. Mae e George riprendono in mano la propria vita, la prima in Canada, la seconda in Inghilterra. Mae affronta i fantasmi del passato, mentre George si tuffa in nuove esperienze.

La trama di Feel Good 2

Ben presto Mae torna da George e, poco alla volta, provano a ricostruire la loro storia. Niente è facile perché entrambe sono impegnate nel trovare il proprio equilibrio e la strada per l’incomprensione è sempre pronta a essere imboccata.

Nonostante il forte legame alla base, le difficoltà sono all’ordine del giorno. Difficoltà scaturite, in gran parte, da Mae. Tutto ruota, infatti, attorno alla sua vita, al suo equilibrio precario e ai traumi del passato che deve affrontare. Mae deve ancora confrontarsi con la dipendenza, con il rapporto con i genitori e con le brutte esperienze vissute in Canada. La fuga dalla casa natia non le ha procurato un sollievo, ma anzi ha accentuato ansie, ferite e paure.

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Mae Martin e Charlotte Ritchie in Feel Good 2, su Netflix

Linguaggio comico per una serie drammatica

Feel Good 2 è un viaggio nei drammi esistenziali di Mae. A colpire e deludere della seconda stagione è il modo in cui questi drammi vengono sviluppati. Il ritmo è a tratti lento e spesso emerge l’intento di allungare il brodo con un conseguente effetto noia. La scrittura dei sei episodi ricalca un linguaggio comico, inserito però in chiave drammatica ed è la ragione per cui è difficile incasellare la serie.

E’ evidente che Feel Good sia la riproposizione autobiografica di Mae Martin, ma la nuova stagione perde forza rispetto alla prima. Quando la Martin si rende conto di essere ‘intrappolata nell’adolescenza’ e lo confessa a George, noi vorremmo urlare: ‘Finalmente l’hai capito! Adesso fai i conti con il passato e andiamo al sodo’. Invece, tergiversa, rimanda, procrastina e si riparte con i drammi. Drammi in cui vengono inserite battute comiche, recitate in tono drammatico. Drammi che, dopo essere stati sciorinati per puntate e puntate, si risolvono in tre secondi con situazioni paradossali, poco credibili, che forse vorrebbero rasentare un effetto comico. Un effetto a dir poco distopico per una serie ambiziosa, che purtroppo non è né carne né pesce.

Feel Good 2, un puro esercizio di stile

I temi lanciati sono molteplici, ma non vengono approfonditi adeguatamente. Anzi, si disperdono battuta dopo battuta, proprio a causa di una scrittura a metà tra la comicità e il dramma. Non è chiaro dove voglia essere incasellata Feel Good. Se è una serie drammatica, non affronta i temi in modo adeguato. Se, invece, vuole essere una serie comica, manca della ilarità tipica della comicità. A conti fatti, è un mix di entrambi i generi, senza una precisa identità.

Arrivati al finale, Feel Good 2 sembra più un esercizio di stile della sua autrice, decisa a raccontarsi, che una serie contemporanea su rapporti omosessuali, identità non binarie e così via. Niente a che vedere, ad esempio, con Master of None 3, un interessante affresco sui rapporti, che non richiede alcuno sforzo interpretativo in chi guarda.

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