Anbeta Toromani: «Amici è casa, l’Italia il paese più bello del mondo», intervista

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Anbeta Toromani e Alessandro Macario sul palco di Novara Dance Experience.

«Vorrei dare i miei occhi a qualche politico perché veda l’Italia come la vedo io, da straniera e adesso anche da italiana». A dichiararlo nel corso dell’intervista ad ApMagazine.it è Anbeta Toromani, ballerina arrivata dall’Albania vent’anni fa. In Italia ha trovato il successo, grazie alla partecipazione alla seconda edizione di Amici di Maria De Filippi.

Ai tempi del programma, è stato chiaro sin da subito che fosse una spanna sopra tutti gli altri. La tecnica, unita all’eleganza e al carattere pacato, ma deciso, l’hanno aiutata a conquistare il pubblico. Negli anni è tornata da professionista, ma il suo posto è su un altro palco: il teatro. 

Il 25 giugno sarà ospite del gran galà di chiusura della quarta edizione del Novara Dance Experience. La manifestazione, diretta da Francesco Borelli, che per cinque giorni mette al centro la danza in tutte le sue forme, con la partecipazione di nomi di spicco della scena italiana. Oltre ad Anbeta Toromani, la serata finale vedrà la partecipazione, tra gli altri, di Oriella Dorella, Alessandro Macario, Camilla Cerulli e Rinaldo Venuti. «È la mia terza volta al Novara Dance Experience», spiega, «con Francesco Borelli è ormai una collaborazione collaudata». 

La danza fa parte della sua vita da sempre. Crede che in Italia si promuova nel modo giusto? 

«Sicuramente manifestazioni di qualità come questa aiutano. Purtroppo tutto quello che ruota attorno alla danza va a rilento rispetto alle altre arti. È come se non avesse lo stesso valore». 

Dipende da scelte politiche sbagliate?

«Non spetta a me dirlo. Io faccio la ballerina. Non programmo la stagione, ma di certo alla danza non manca il pubblico, anche quello giovane. Purtroppo è la Cenerentola delle arti ed è una delle più belle».

Lavora in Italia, ma si è formata in Albania e perfezionata anche in altri Paesi. Quali differenze riscontra?

«Non conosco a fondo la realtà degli altri Paesi, ma basta guardare il numero delle compagnie attive, ad esempio in Germania. Tanti corpi di ballo e di qualità. La qualità fa la differenza su come e quanto si investe sulla danza. In Italia, invece, anziché aprire i corpi di ballo, li chiudiamo».

Ha fatto fatica a costruire la sua carriera?

«Io sono stata fortunata».

Il passaggio ad Amici l’ha aiutata?

«La televisione e il teatro sono due ambienti ben lontani, però sono bene o male riuscita a gestire la mia carriera per come l’avrei voluta. Non mi posso lamentare. Non rinnego l’esperienza ad Amici, è quella che mi ha fatto conoscere al grande pubblico. Poi, non è facile avere una carriera in Italia, perché non è facile cominciarla, dato che ci sono solo la Scala a Milano e i corpi di ballo di Roma, Napoli e Palermo. Tanti ballerini, poche compagnie private e le possibilità di lavoro sono molto ridotte».

Pochi mesi fa l’abbiamo vista ad Amici. Che effetto fa tornare nel programma che le ha dato la notorietà?

«È stato un po’ come tornare a casa. Sono molto legata ad Amici e a chi ci lavora, dai professionisti ai maestri, a chi sta dietro le quinte. È una trasmissione che ha un suo successo, fa sognare i ragazzi, dà un’opportunità a chi vuole visibilità».

Amici aiuta a sognare. Ha aiutato anche lei? 

«Io sono arrivata più strutturata. il mio sogno non era fare Amici e alla fine ci sono rimasta 10 anni. Per chi segue un percorso professionale e fa l’accademia è difficile sognare a occhi aperti. Ti insegnano a essere molto obiettiva con te stessa. La televisione non era nei miei piani, ma è stata un’esperienza bellissima, così come gli incontri che ho fatto. Avevo già 22 anni e 5 di esperienza lavorativa. Era diverso».

Negli anni ha ricevuto proposte per altri programmi televisivi? 

«Non sono interessata alla televisione. È una conseguenza di una scelta che ho fatto, ma il mio obiettivo non è essere famosa. A me piace l’arte, piace la danza. Poi la faccio ad Amici, a teatro o in qualsiasi altro posto, è la danza l’obiettivo principale».

La danza è anche disciplina. L’ha aiutata?

«La disciplina non va confusa con l’educazione. Devi essere educato sempre, quindi avere la curiosità e l’umiltà di ascoltare cosa ti sta per dire una persona o il maestro che ti sta spiegando un esercizio piuttosto che una cosa tecnica. Invece, la disciplina è quella cosa che ti fa stare lì tutti i giorni, a rifare sempre gli stessi movimenti per perfezionarli e portarli al livello successivo. Vuol dire che se sei una persona disciplinata, cadi dieci volte e dieci volte ti rialzi, anche se sei stanco. È avere la forza di volontà e non rimandare a domani. In questo mi ha aiutato perché ti fa essere determinata e superare le paure. I maestri ti insegnano a essere esigente verso te stesso».

Riscontra una buona dose di umiltà anche nei giovani che si approcciano oggi alla danza?

«Sì, c’è chi ce l’ha, chi no, come è sempre stato. Anche quando ero più giovane, in una classe avevi ragazzi più peperini e quelli che lavoravano a testa bassa o quelli con un carattere forte. Siamo diversi sia fisicamente sia caratterialmente e nella sala di danza esce fuori».

Che maestra è?

«Esigente (ride, ndr). Mi piace tanto insegnare. Non mi piacciono i ballerini superficiali, che fanno la lezione solo per scaldarsi, perché la lezione è il cibo quotidiano. Anche quando non hai voglia, non devi mai perdere la curiosità di quando eri bambino, è quello ti mantiene vivo».

Cosa l’ha spinta a rimanere in Italia? 

«Come si fa a non vivere in Italia? Avrei avuto difficoltà se mi fossi allontanata un po’ di più dal mio Paese, che è qua di fronte, a un’ora di aereo. L’Italia è davvero il Belpaese, il più bello del mondo con tutti i suoi pregi e i suoi difetti. Potrebbe vivere solo di arte, cultura, turismo, cibo, bellezza. A volte, a qualche politico vorrei dare i miei occhi perché la veda come la vedo io da straniera e adesso anche da italiana. Spero che, prima o poi, le cose migliorino e non dover sentire più di corpi di ballo che chiudono. Parlo del ballo, ma tutto il nostro settore un po’ arranca».

Basterebbe poco per ridare linfa? 

«Forse 20 anni fa sarebbe bastato poco. Adesso c’è bisogno di molto lavoro. Vedo i ragazzi uscire dalle accademie e fare fatica a trovare una continuità lavorativa. La danza è un’arte giovane, a 47 anni hai finito. Un attore può fare il boom a 30, 40 anni e continuare a lavorare per altri 30. A 30 anni dovresti essere un ballerino di esperienza, non un ballerino che sta cercando di fare esperienza. Alla mia generazione non è capitato, ma a quelle di adesso sì».

Quando la rivedremo sul palco?

«Il 31 agosto al Teatro Antico di Taormina con lo spettacolo Preludes. È stato rimandato diverse volte durante l’emergenza sanitaria e non abbiamo accettato di fare la diretta streaming perché il pubblico deve venire ad applaudirti dal vivo. Altrimenti finiremmo per non averlo più in sala. Sarò sul palco con i ballerini Alessandro Macario, Amilcar Moret Gonzalez e la pianista Costanza Principe. Le musiche sono di Bach, Chopin e Debussy». 

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