Francesca Alotta: ‘Dopo Tale e Quale Show sogno Sanremo’, intervista

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Francesca Alotta è nel cast di Tale e Quale Show 2021. Tra le imitazioni, riuscita quella di Mia Martini

A Tale e Quale Show 2021 Francesca Alotta ha interpretato, tra gli altri, Mia Martini. L’omaggio le ha regalato la vittoria della puntata in onda su Rai 1 venerdì 22 ottobre e anche un’ondata di emozioni. ‘Mimì è il mio idolo. Avevo molta paura perché non è facile, ma ho cercato di entrare nella sua anima, nel suo modo di fare, di cantare. E’ stato un lavoro pazzesco’, racconta nel corso dell’intervista ad ApMagazine.

Che emozione è stata indossare i panni di Mia Martini? 

«Bellissima, ma sono stata attenta a non rovinare un fiore. Ho avuto il grande onore di conoscerla e volevo portarle rispetto, ci ho lavorato giorno e notte. Non mi è stato difficile perché conoscendola sapevo chi era e come si muoveva. Dovevo fare il massimo, però, perché Mimì merita da parte di tutti noi delle scuse. Troppo spesso è stata accantonata, purtroppo il mondo della musica è superficiale, a volte cattivo. Chi avrebbe potuto difendere questa donna e non l’ha fatto dovrebbe sentirsi un verme perché era un’artista eccezionale».

Come l’ha conosciuta?

«Quando ho fatto Sanremo con Non amarmi e Un anno di noi avevamo lo stesso produttore, Giancarlo Bigazzi. Tra l’altro, il mio ex Marco Falagiani ha scritto Gli uomini non cambiano (insieme a Bigazzi e Giuseppe Dati, ndr), quindi ero spesso con loro. La amavo alla follia. Amavo il suo modo di essere, percepivo il suo dolore».

Conserva un ricordo in particolare? 

«Tanti. Ricordo che quando eravamo al Cantagiro mi sono sentita male per alcuni problemi all’utero. Mia mi è stata molto vicino, era una persona dolcissima. Aver vinto la puntata di Tale e Quale Show con la sua imitazione è stata un’emozione che non riuscirò mai a spiegare. Quando mi hanno truccato, mi sono guardata allo specchio e mi facevo impressione perché vedevo Mia».

Come sta andando a Tale e Quale?

«E’ un’esperienza meravigliosa perché siamo una squadra unita, ci divertiamo e ci vogliamo bene. Ci scriviamo, mangiamo insieme, facciamo festa, siamo sempre uniti. E’ un’esperienza che non dimenticherò mai».

Qual è stato l’artista più difficile da interpretare fino ad ora?

«Mia bene o male ce l’ho nel DNA perché la sento. E’ stato difficile perché se non avessi fatato bene sarebbe stato drammatico ed ero molto agitata perché è un mostro sacro. L’imitazione che ho più patito, però, è stata Adele perché ho dovuto fare un trucco che mi ha distrutto: protesi dalla fronte al collo, i denti finti, le lenti a contatto…è stato pesante. Poi ero molto tesa perché non ho mangiato né bevuto per più di sei ore. Sono arrivata alla prova stremata e non ho dato il meglio di me».

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Francesca Alotta è nel cast di Tale e Quale Show 2021

Oltre a Tale e Quale ha partecipato a Ora o mai più. Cerca la TV o è stato un caso? 

«Ora o mai più è stato un caso. Donatella Milani ha avuto un problema personale e mi hanno chiamato la sera prima per sostituirla. La mattina dopo alle 10 ero già in Rai senza aver fatto il rovino. Forse pensavano che potessi essere in grado di cantare senza provare. Un attestato di stima, ma in generale è un ambiente che molto spesso si dimentica di te».

A chi si riferisce? Le è mai capitato?

«Ai discografici. Il prossimo anno, ad esempio, saranno i 30 anni di Non amarmi. Sarebbe bello dare spazio a questa ricorrenza».

Vorrebbe tornare al Festival di Sanremo?

«Devo dire che ho presentato anche una canzone, ma spesso prediligono personaggi, anche se stonati. Speriamo che ascoltino col cuore».

Amadeus lo conosce già, però.

«Lo conosco, ma solo perché ci ho lavorato. So che è una brava persona, ma non abbiamo un rapporto stretto».

Nel 1992 vince il Festival di Sanremo nella sezione Novità con Non amarmi, in coppia con Aleandro Baldi. Un successo enorme, che ha caratterizzato la sua carriera. E’ stata croce o delizia? 

«Delizia! L’anno successivo sono tornata con Un anno di noi, che è uscito anche in Giappone ed è stata una grande soddisfazione. Non amarmi, invece, è stato un successo in tutto il modo, Jennifer Lopez lo ha cantato in due versioni con Marc Anthony, per cui rinnegarlo sarebbe stupido. E’ difficile uscire da quel successo, ma è importante avere una base da cui partire».

Da dove riparte?

«Ho scritto sei brani del nuovo disco. E’ un lavoro che mi trova molto matura e cresciuta, con esperienze di vita positive e negative che mi hanno fatto diventare più forte. Ho superato un cancro, momenti molto difficili. Sento che è il momento di rinascere».

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Quanto le è costata questa rinascita? Ci si piò rialzare?

«Assolutamente sì. In passato, uscivo male da tutte le esperienza perché mi facevo abbattere. Quando ho dovuto affrontare il tumore, che mi ha tenuta appesa a un filo, mi son resa conto veramente di quanto la vita sia preziosa e che non va sprecata per nulla. La mia rinascita è partita da me: ho lasciato mio ex dopo 9 anni perché non mi amava abbastanza, ho ricomincia a scrivere, a suonare il pianoforte e ho iniziato con le percussioni. Ho fatto delle scelte e sto facendo un percorso importante: ho imparato a stare da sola e ad amarmi».

Il trucco, quindi, è volersi bene?

«Sì. Si collega anche al discorso della violenza sulle donne, su cui ho scritto una canzone. La violenza è nascosta dalla mancanza di autostima e siamo portate a non credere in noi stessi. Quando credi in te non permetti a nessuno di farti del male. Quando qualcuno, invece, ti trova fragile e ti massacra, ti distrugge l’autostima, ti allontana da tutti, ti fa credere che sei finita, che non hai più possibilità. Inoltre, dobbiamo capire che per stare bene bisogna partire da noi stessi: se non ci vogliamo bene noi, non ce ne vorrà nessuno. E’ importante non mollare mai».

Quando non ha mollato?

«Il provino per Tale e Quale Show, ad esempio, l’ho fatto 5 volte. L’ultima mi sono presentata dietro incoraggiamento dei Jalisse, anche loro sottoposti a provino per ben tre volte. Oggi non lascio le cose a metà, ci provo con molta determinazione. Può andare bene o male, ma ci devo provare».

Nella sua carriera ha trovato più porte aperte o più ostacoli?

«Ostacoli. Quando mi sono trasferita a Roma, a 18 anni, mi sono chiusa delle porte perché ho detto no: ho incontrato persone che ci provavano e le ho bloccate subito».

Parla di molestie?

«Avances, molestie… diciamo che ho avuto più problemi che aiuti».

Cosa ricorda dei suoi inizi?

«E’ capitato tutto per caso, perché sono sempre stata molto timida e non ho mai portato le demo ad ascoltare. Mia zia mi iscrisse a un provino per fare il pubblico a Domenica In e andò bene. Mi ero appena separata dal mio ex marito, ero tristissima e poteva essere un modo per reagire. Boncompagni, poi, faceva selezioni per cantanti o attrici. C’erano, tra le altre, Sabrina Impacciatore e Nicky Nicolai. Poi mi chiamò Ramazzotti, ma non avevo capito che si trattasse del disco. A volte mi sono complicata la strada. Nel ’91 ho vinto il Cantagiro, nel ’92 Sanremo. Vivevo in un monolocale di 18mq, non avevo soldi per mangiare, mangiavo patate, uova, pasta e non ho mai chiesto niente ai miei».

Qual è stato il punto di svolta? 

«Per sbarcare il lunario facevo la segretaria in un’agenzia immobiliare, poi per fortuna l’orchestra Rai mi ha notata in un concerto. E’ stata una cosa casuale, forse il Signore mi ha guidata».

Come si intitola il singolo in uscita a novembre? 

«Si intitola Diversa e parla di una storia che ho vissuto da vicino: la figlia di una persona che conosco è omosessuale. La madre non lo accetta e l’ha vessata in tutti i modi, l’ha portata dallo psicologo, dall’esorcista, a volte l’ha anche picchiata. Ho salvato questa ragazza, l’ho aiutata a uscirne e non credevo che ci fosse così tanta discriminazione fino a quando non l’ho toccata con mano. Ognuno deve essere libero di essere sé stesso. Un figlio non si può non accettare per quello che è, non c’è niente che possa farci sentire migliori degli altri. E’ importante che la gente incominci ad accettare le diversità».

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