E Poi C’è Cattelan, il programma più geniale della TV

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e poi c'è Cattelan max pezzali

Di nicchia, radical chic, snob. Egoriferito, intellettuale, milanocentrico. Sono diversi gli epiteti che da anni vengono affibbiati a E Poi C’è Cattelan. Per noi, invece, ne basta uno: geniale. La ragione è semplice. Il programma di Sky Uno condotto da Alessandro Cattelan è un perfetto miscuglio di attualità, sapiente ironia, messa in scena e, soprattutto, di scrittura televisiva.

I punti di forza di E Poi C’è Cattelan

Sin dai suoi esordi, il format si presenta come un’alternativa ai talk show tradizionali. La forma – e anche la sostanza – ricalca quella dei late show statunitensi. Cattelan è a metà tra James Fallon e James Corden, con una punta di provincialismo piemontese che non dispiace affatto.

Ogni settimana E Poi C’è Cattelan riserva sorprese e riscrive la realtà con i mezzi propri del piccolo schermo. Niente effetti fantascientifici, pura e semplice professionalità. Caratteristica sempre più rara nel panorama televisivo attuale.

Alessandro Cattelan, poi, è perfetto. Si è cucito addosso l’abito su misura ed è l’identikit del ragazzo di provincia che ce l’ha fatta e che si diverte. Apparentemente non accusa le pressioni tipiche della televisione ed è parte integrante dello show.

Gli ospiti

È tornato in onda in pieno lockdown, ospitando i protagonisti dell’intrattenimento nei giorni più difficili: Michael Stipe dei R.E.M. con la sua No time for love like now; Jo Squillo, reduce dalle dirette Instagram a suon di musica dance e vodka tonic; Lella Costa con un graffiante monologo sugli anziani, la fascia più colpita dal COVID-19; Francesco Panella, in rappresentanza dei ristoratori; Cristina Parodi, nei panni della conduttrice del fantomatico EPCCarpi News; per citarne alcuni.

Il colpo di genio

Il colpo di genio vero e proprio, però, lo si ha martedì 2 giugno. L’ospite di punta della serata è Max Pezzali. E Poi C’è Cattelan si chiede come saranno i concerti in futuro e cosa accadrebbe se gli artisti fossero costretti a suonare per una sola persona?

Bene. Lo studio di EPCC si trasforma in un palazzetto, rectius uno stadio: un palco per Pezzali, una transenna dietro la quale si dimena un Alessandro Cattelan super fan degli 883, munito di bandana e t-shirt brandizzati.

Il concerto di Max Pezzali

La scaletta prevede un medley dei più grandi successi, da Nord Sud Ovest Est a Gli Anni, per chiudere con Come mai. Mentre Pezzali canta sul palc(hett)o, Cattelan replica tutte quelle dinamiche tipiche dei concerti: il karaoke a squarciagola, la felicità di cantare insieme al proprio beniamino, la fila al bar e ai bagni, il video per l’amico assente, l’accorata richiesta di bis, puntualmente esaudita.

Sette minuti esilaranti. Sette minuti in cui Cattelan rischia di farsi venire un coccolone. Sette minuti in cui, tra battute divertenti e canzoni cult, emerge la capacità di intercettare l’attualità e riproporla in chiave divertente e ironica, vero punto di forza degli autori di E Poi C’è Cattelan. e poi c'è Cattelan concerto pezzali

Il 10 luglio Max Pezzali avrebbe dovuto tenere il concerto San Siro canta Max, un’occasione per festeggiare i ventotto anni di carriera. Poco male. Certo, lo studio di E Poi C’è Cattelan potrebbe sembrare una magra consolazione, ma il risultato finale ripaga, invece, della delusione per la cancellazione della data.

Più E Poi C’è Cattelan, meno trash

EPCC non è soltanto cazzeggio fine a se stesso, ma anche cazzeggio con un contenuto intelligente. Alessandro Cattelan e Max Pezzali, insieme a Lodo Guenzi de Lo Stato Sociale, hanno presentato Una canzone per gli 883, un brano composto da Lo Stato Sociale, in cui la band rapporta al giorno d’oggi il mondo descritto dagli 883 vent’anni fa.

Lo scopo è benefico: tutti i proventi saranno devoluti a favore dell’iniziativa COVID-19 Sosteniamo la musica, lanciata da Spotify, a sostegno dei lavoratori dello spettacolo.

Spesso E Poi C’è Cattelan viene definito di nicchia. Gli ascolti non sono da rete generalista, è vero. Gli ascolti, però, non sempre sono tutto. Specialmente quando si parla di sperimentazione e si offre un prodotto diverso, ragionato, per certi versi pure più stiloso di tanti altri programmi che vorrebbero assurgere a dignità di late show, senza riuscirci.

Ed è un bene che, in mezzo a tante fotocopie, vi sia un format diverso dalla massa, che porta avanti la propria idea di show. Anche se di nicchia.

 

Photo credits: Jule Hering 

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