Fiorello, innovatore castrato dal provincialismo italiano

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Fiorello viva RaiPlay

Se Rosario Fiorello detto Fiore per gli amici Ciuri fosse nato e cresciuto negli Stati Uniti, oggi ne parleremmo con termini e toni che ben si confanno alle star mondiali. Se Rosario Fiorello parlasse l’inglese come l’italiano e fosse sbarcato Oltreoceano anni fa, oggi ne parleremmo come un perfetto mattatore alla conduzione delle più importanti manifestazioni a stelle e strisce.

Invece è nato e cresciuto in Italia e, con ogni probabilità non condurrà mai gli Oscar né riceverà un Emmy. Poco male, perché, sebbene non abbia raggiunto la fama mondiale, Rosario Fiorello detto Ciuri, classe 1960, sarà ricordato come il grande mattatore della televisione italiana.

Fiorello e il ritiro dopo Sanremo 2021

A pochi giorni dal compimento dei sessant’anni, annuncia su Instagram che tra poco meno di un anno dirà addio ai riflettori: ‘Dopo Sanremo 2021 mi ritiro’. L’annuncio è avvenuto durante la diretta con Amadeus, nella quale hanno continuato la boutade sul prossimo Festival. Il leitmotiv è stato: ‘Lo facciamo? Io intanto prendo appunti’.

Il ritorno dei due sul palco dell’Ariston è ormai certo, benché manchi l’ufficialità, per la quale si dovrà aspettare la comunicazione da parte della Rai. Poco importa. Nell’attesa, hanno già creato l’attesa – o hype, che dir si voglia – e, soprattutto, hanno dato vita a un vero e proprio storytelling.

Tra un tweet e una diretta, Fiorello detto Ciuri lancia spoiler e sciorina aneddoti privati che si rivelano vere e proprie perle. La forza di questa combo risiede nella complementarità. Amadeus è il conduttore istituzionale, che sa fare da spalla quando è necessario. Fiorello è il mattatore, colui che entra, ti coinvolge e, nel farlo, stravolge tutto.

Precursore con Edicola Fiore

Qualsiasi cosa dica o faccia, è trascinante. Non solo. È soprattutto un innovatore. Nella chiacchierata con ‘Ama’, ha ricordato che già nel 2011 faceva le dirette via social. L’esperimento si chiamava Edicola Fiore ed è andato in onda sui suoi canali social dal 2011 al 2017.

Il format era semplice, quasi banale, ma efficace. Ogni mattina all’alba, commentava le notizie dei principali quotidiani insieme a un nutrito gruppo di persone, nessun famoso, nessun esperto, semplici uomini della strada che si scambiavano opinioni, come avviene nelle classiche chiacchierate da bar. Il successo fu enorme, tanto da sbarcare in televisione, su Sky.

Erano gli anni in cui il digitale terrestre rosicchiava gli ascolti dalla televisione tradizionale, la generalista zoppicava e si cercava disperatamente di arginare la diaspora della platea televisiva. Fiorello capisce e sperimenta. Trasloca anch’egli su un’altra piattaforma, trovando una nuova modalità di racconto, scevra da ansie da prestazione – cioè gli ascolti – e da problemi di budget, palinsesto, e così via. Si fa precursore e ha successo. Come sempre.

Il ritorno in TV con Viva RaiPlay!

Lo scorso autunno torna in Rai e dà vita a Viva Raiplay!, un varietà perfetto, che ha l’obiettivo di aprire la televisione al digitale. I risultati sono esaltanti: RaiPlay cresce in modo esponenziale e Viva RaiPlay! si conferma l’esperimento più interessante della stagione.

Rosario Fiorello detto Fiore, per gli amici Ciuri, è il più grande mattatore della televisione italiana. Spesso il paragone con ‘i grandi del passato’ risulta impietoso e si preferisce non farlo, ma in questo caso si tratta davvero di un personaggio diverse spanne sopra ogni altro.

Sin dai tempi del celeberrimo Karaoke, ogni sua trasmissione è diventata un cult e ha accresciuto, prima, e confermato, poi, la sua caratura artistica. Si potrebbe obiettare che avere grossi budget aiuta, ma i fatti dimostrano il contrario: sono centinaia gli show che negli anni hanno beneficiato di studi fantasmagorici, budget immensi e ospiti di un certo calibro, ma non hanno lasciato il segno, cadendo nel dimenticatoio ancora prima della fine dei titoli di coda. Allo stesso tempo, il successo di Edicola Fiore dimostra che la differenza, ancora una volta, la fa il conduttore.

La forza di Fiorello è unica nel panorama italiano. Sa ballare, cantare, recitare, intrattenere. Peculiarità scontate per chi lo fa di mestiere, certo, ma si è tutti consci del fatto che la nostra televisione non pulluli di talenti. Anzi, è a corto di istrioni, benché ci si affanni ad affermare e voler paventare il contrario. Ma questo è un altro discorso.

Per quel che attiene alla carriera di Rosario Fiorello detto Fiore, per gli amici Ciuri, se un talento simile fosse nato e cresciuto negli Stati Uniti, adesso ne parleremmo come si confà a una star d’Oltreoceano, dicevamo.

Se Fiorello fosse nato altrove

Invece, nasce, cresce e si afferma in Italia. Un Paese in cui il genio e la sperimentazione si scontrano ora con il vecchio ora con la mediocrità. E si finisce per accontentarsi di sgallettati senza nulla da dire. Ma costano poco e ci si convince di poter rinunciare a un talento più unico che raro, di cui abbiamo estremo bisogno.

Certo, l’erba del vicino è sempre più verde e bisogna andare fieri del proprio orticello, però il dubbio sorge spontaneo: Fiorello ha avuto abbastanza spazio? Ha trovato il suo posto nell’intrattenimento nostrano? Con budget adeguati, uno show come Viva RaiPlay potrebbe essere la punta di diamante di Mamma Rai?

Da anni centellina la sua presenza sul piccolo schermo, si fa corteggiare per mesi e prima di accettare chissà quanti giri di valzer. Quando sale sul palco e la lucina rossa si accende, però, dà il via allo spettacolo e inizia la magia. Il pubblico applaude, la stampa lo elogia, e lui sembra divertirsi.

Il successo di Sanremo 2020 e quello probabile di Sanremo 2021 potrebbero farlo desistere dalla malsana idea di andare in pensione a soli 61 anni? Del resto, in Italia si lavora fino a 68-70 anni, dunque Rosario Fiorello detto Fiore per gli amici Ciuri potrebbe sacrificarsi per il bene di tutti. Non condurrà mai gli Oscar né il Carpool Karaoke come James Corden o il The Tonight Show come Jimmy Fallon, ma è e resterà comunque il ‘Fiore’ all’occhiello della televisione italiana.

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