Stefano Bini: ‘Il mio lato positivo? L’entusiasmo’, intervista

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La prima parola che viene in mente quando si parla con Stefano Bini è entusiasta. Dall’8 aprile sarà in seconda serata su Rai 2 con Il lato positivo insieme a Fabrizio Biggio e Melissa Greta Marchetto. ‘Sono una persona sempre entusiasta e sorridente, non mi abbatto mai. Se vedo qualcuno triste, regalo un sorriso’, racconta ad ApMagazine nel corso dell’intervista. Il Lato Positivo è un branded content sponsorizzato da Fondazione Ania e prodotto da Nextstudios, che si prefigge l’obiettivo di raccontare storie positive in un periodo non facile.

Di cosa si occuperà?

«Divido la conduzione con Melissa e Biggio, che si occuperanno dello studio, degli sketch e delle interviste a tutti quegli imprenditori e a quelle persone che ce l’hanno fatta nonostante il COVID. Io racconterò le notizie belle e positive che arrivano dall’Italia e dall’estero».

Come avete scelto le storie?

«Sono state scelte in base alle persone che hanno investito su loro stesse nonostante il periodo. Avremo un architetto, uno studente e tante personalità che hanno creduto in loro stesse nonostante il periodo che il mondo stava attraversando. Abbiamo ricercato qualcosa di molto bello, di positivo. Da qui il titolo del programma».

Abbiamo bisogno di notizie positive?

«Il Lato Positivo è un progetto di Fondazione Ania, prodotto da Matteo Scortegagna. Insieme hanno deciso di intraprendere questo percorso perché c’è bisogno di positività e di dare al telespettatore notizie buone, di strappare un sorriso e una riflessione bonaria. Ci siamo incastrati nel mese di aprile perché è un po’ il momento della rinascita. C’è bel tempo, iniziano ad arrivare i vaccini e si inizia a vedere la luce in fondo al tunnel dopo un anno piuttosto pesante».

Come arriva a Rai2? 

«Nel 2014 e nel 2015 ho condotto 70 puntate di Community su Rai Italia insieme e Benedetta Rinaldi. Poi sono andato a Rai 1 come autore per Parliamone sabato. C’è una grande emozione per questo ritorno in Rai dopo 5 anni e devo ringraziare quattro istituzioni: la Fondazione Ania, Matteo Scortegagna, Nando e Silvio Capecchi e il direttore di rete Ludovico Di Meo».

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In passato ha combattuto contro il cancro. Dove ha trovato la spinta per non crollare? 

«Fondamentalmente due fattori: l’amore dei miei genitori e dei miei amici più stretti e l’entusiasmo per il mio lavoro. Mentre ero in ospedale, di notte continuavo a scrivere per i quotidiani e mandavo proposte per una collaborazione futura, semmai fossi guarito. Mi ha mantenuto vivo la passione per questo lavoro».

Il trucco è trovare sempre un lato positivo nelle avversità?

«Sicuramente dalla malattia sono uscito più forte. Regalo entusiasmo agli altri quando lo hanno preso. Non mi abbatto mai. Se riesco a rialzarmi, non ce n’è per nessuno».

Ha superato eventuali paure? 

«Mia mamma mi dice sempre: ‘Che carattere forte che hai!’. Ho superato tanti momenti no, come tutti, però ho sempre avuto la forza di rialzarmi subito. Nel mondo dello spettacolo, ad esempio, ci sono molte invidie, ma appena vedo che una persona vuole mettermi i bastoni fra le ruote, cambio percorso. Ho assorbito dai grandi maestri con cui ho lavorato: lavorare in uno stato di negatività non aiuta nessuno. Se non è possibile cambiare, sorrido con rispetto verso il prossimo e vado avanti. Non ho paura di niente, tranne che degli aghi. Lì sudo freddo».

La notizia positiva che vorrebbe dare.

«La risposta è scontata, ma molto importante e, cioè, che il COVID è finito e che finalmente le persone possono tornare alla vera normalità. Ne abbiamo tutti bisogno sotto il profilo economico, psicologico e sociale».

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