Clickbait e fake news, la lezione di Alberto Matano

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alberto matano la vita in diretta

A La Vita in Diretta va in onda una lezione di giornalismo a opera del conduttore, Alberto Matano. La ragione dello sfogo è la bufala circolata nei giorni scorsi circa la scomparsa di Nicola Carraro, marito di Mara Venier. Un fatto increscioso, a cui purtroppo stampa e opinione pubblica sono ormai abituati.

‘Questa è una vicenda che deve fare riflettere tutti noi, che chiama in causa le nostre coscienze e quel limite, quel limite, che non deve essere mai valicato’. Matano apre così lo spazio pop del programma, con un appello-sfogo dovuto, che deve portare all’apertura di un dibattito. Un dibattito che si fa sempre più acceso e sempre più complesso e che chiama in causa diversi fattori.

Se, da un lato, il web ha aperto a infinite possibilità, dall’altro necessita di essere regolamentato. La libertà di manifestazione del pensiero è sacrosanta, idem il diritto di critica, ma ci deve essere un limite. Il limite si incontra quando si ignorano le regole basilari non solo del giornalismo, ma del buongusto e dell’onestà intellettuale.

Chi lavora o ha lavorato in una redazione sa che il titolo è la prima cosa che il lettore intercetta, dunque deve attrarre sua attenzione. Negli anni, però, questo assunto ha toccato derive pericolose per l’informazione. A tale proposito, si parla di clickbait, ovvero di un titolo capace di attirare click. Il fine ultimo di un titolo clickbait non è informare, ma ricevere click. Il contenuto passa in secondo piano, anzi, spesso non corrisponde al titolo con cui viene presentato.

Lo stesso discorso vale per le bufale, le cosiddette fake news, le notizie false, inventate, che incidono sull’opinione pubblica, generano interesse, dunque – ancora una volta – click. Un cortocircuito da cui è difficile uscire perché non è facile controllare il materiale che tutti i giorni viene pubblicato.

Se la stampa tradizionale insegue i click

Vi è poi un altro aspetto da considerare. Clickbait e fake news non sono più prerogativa del lato oscuro del web, ma anche della stampa tradizionale. Pochi giorni fa si è diffusa la notizia della morte del pilota Fausto Gresini. In pochi minuti, i siti di quotidiani e non solo hanno ribattuto la notizia, evidentemente senza verificare. Fausto Gresini era ancora vivo, sarebbe deceduto solo il giorno successivo.

Un errore da dilettanti che avvicina sempre più la stampa tradizionale al mare magnum del web, social inclusi. Una delle cause è il tempo. Si lavora ad alta velocità. In pochi minuti, bisogna verificare la notizia, scrivere il pezzo e pubblicarlo. Spesso il tempo per verificare non c’è e allora si decide di andare online ugualmente con la possibilità di correggere successivamente.

Certo, da addetti ai lavori ci si aspetta la massima cautela e la massima sicurezza prima di mettere nero su bianco. Ci si aspetta anche un’attenzione al settore da parte degli editori, talvolta più interessati al click estemporaneo che alla costruzione di uno spazio di qualità che fidelizzi i lettori e conquisti la loro fiducia.

Quale sarà, dunque, il futuro del giornalismo e dell’informazione in generale? I fruitori di siti online e social di chi si potranno fidare? In questo senso, l’appello di Alberto Matano è tutt’altro che esagerato, ma è necessario un intervento di chi di competenza. E’ necessario formare chi lavora con le parole e applicare un elemento tipico della società anglosassone, che qui fatica a prendere piede: il merito. Una considerazione banale e, allo stesso tempo, che sa di utopia, ma affidare le proprie pagine, cartacee o online, a persone preparate, oneste, che scrivono per raccontare e non per inventare, potrebbe essere un primo segnale.

Alberto Matano: ‘Lasciate stare i nostri cari’

La denuncia di Alberto Matano è una vera e propria lezione di giornalismo. Non risolverà il problema, ma è un primo passo verso un modo di comunicare più limpido, più corretto, più sicuro. Non è la prima volta che il conduttore si espone contro un modo sbagliato di comunicare. Già a novembre, nei giorni del lutto per la morte di Diego Armando Maradona, interrompeva un collegamento in seguito ad assembramenti. ”Capisco il ricordo, ma dobbiamo ricordarci che siamo nel pieno di una pandemia e dobbiamo stare tutti molto attenti’, aveva detto all’inviata.

Un atteggiamento duro, come quello che mostra adesso nei confronti delle bufale. Notizie false che in passato hanno colpito anche la sua persona. Nello specifico, una notizia falsa sulla madre. ‘E’ successo anche a me’, dice, ‘Una sera ricevo dei messaggi, ‘Mi dispiace molto, sono addolorato’, e non capisco. (…) Vanno bene i click, ma sulla famiglia non si può scherzare. Il limite non può essere superato in questo modo. Noi siamo personaggi pubblici, siamo abituati a una serie di fandonie che raccontano su di noi, però vi prego lasciate stare i nostri cari, le persone che amiamo e la nostra vita. Parliamo del lavoro’.

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