Dynasty, su Netflix l’eccentrica saga familiare dove tutto è possibile

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dynasty 3 Netflix serie tv

Dynasty, la soap opera delle soap opera, si conferma un evergreen su cui puntare. Da tre stagioni va in onda sulla CW ed è disponibile su Netflix. Non si tratta della versione originale, bensì di un remake, o reboot che dir si voglia, che racconta le vicende della dinastia Carrington.

I protagonisti sono Blake, Anders, Sam, Cristal, Michael, Jeff, Liam, ma soprattutto Fallon, la figlia di Blake, che fa di tutto per attirare l’attenzione del padre. Tra una coppa di champagne e un party esclusivo, nella tenuta dei Carrington si susseguono omicidi, rapimenti, matrimoni, incesti, alla stessa velocità di un cambio d’abito.

Personaggi in cerca di potere

Gli adulti cambiano coniuge con uno schiocco di dita e i giovani, anziché farsi furbi, cadono nelle loro grinfie e cedono al fascino della perfida cougar di turno. Non si capisce se ad attrarli sia più la ricerca della figura materna o una latente gerontofilia.

Ogni episodio, poi, vede l’ingresso di un nuovo personaggio, il quale sarà capace di mettere in pericolo tutta la famiglia, far scoppiare un incendio (possibilmente con il morto) e conquistare il Carrington giusto per realizzare il proprio piano diabolico. Tutto ciò a prescindere da quanto tempo il soggetto in questione si tratterrà nella magione: se è abbastanza machiavellico, può riuscirci anche nell’arco di qualche scena.

dynasty 3 Elizabeth gillies

I protagonisti di Dynasty

Ciascun Carrington è animato dalla sete di potere. Sebbene risulti facile accusarli di cattiveria, puntualmente si dimostrano umani, almeno i Carrington purosangue, cioè Blake e Fallon. Il rapporto padre-figlia è il fil rouge della serie ed è paragonabile, con le dovute distanze, a qualsiasi rapporto burrascoso tra genitore e prole, che si placherà non appena entrambi capiranno di assomigliarsi più di quanto pensino.

Nel caso specifico, ad accomunare i due protagonisti assoluti di Dynasty è l’egoismo e la propria voglia di affermazione. Sono capaci di tutto, pur di raggiungere l’obiettivo, ma nel momento del bisogno riscoprono l’amore ancestrale, o forse un briciolo di umanità, e depongono le armi. Anche solo per metà episodio, poi riprenderanno a darsi addosso come sempre.

I veri cattivi sono altri, cioè i familiari acquisiti. Come in ogni saga che si rispetti, sono dei ‘ripuliti’ e, in quanto tali, vengono travolti dall’ebbrezza della ricchezza e finiscono per puntare a un bottino sempre più consistente.

Nonostante la narrazione risulti talvolta surreale, Dynasty è un affresco ironico e divertente. La terza stagione ha introdotto degli inframezzi musicali – frutto dell’immaginazione di Fallon – che rendono la visione ancora più scanzonata.

Un Dynasty italiano sarebbe possibile?

Il successo è mondiale, al punto che CW ha dato il via libera a una quarta stagione. In Italia una serie TV sulle famiglie più in vista del Paese sarebbe possibile? Di dinastie familiari realmente esistenti se ne ricordano poche, ma si potrebbe prendere spunto dalle gesta dei magnati italiani per dar vita a un racconto nostrano.

Sky ha prodotto 1992 (con i relativi 1993 e 1994) su Silvio Berlusconi, ma si è trattato di un ritratto pur sempre politico. Sarebbe, invece, interessante – e anche divertente – vedere rappresentate le dinastie italiche in chiave pop con le loro magagne e i loro successi. Famiglie potenti, ricche, con intrighi privati e pubblici che attraversano tutti i campi: l’economia, la politica, il gossip.

Oppure, per non urtare la sensibilità di nessuno, si potrebbe approntare un progetto simile utilizzando la fantasia, con personaggi inventati. A patto, però, di non rendere la serie una fiction melensa o tendente al thriller.

I punti di forza di Dynasty

Dynasty, infatti, è tutt’altro: una seria TV divertente, ironica, vivace, dove non mancano i messaggi sociali (ad esempio, la lotta all’omofobia), ma resi in chiave leggera. Gli attori bravissimi, ça va sans dire, e la recitazione assolutamente perfetta. Ecco, forse, mettendo insieme gli elementi che decretano il successo di Dynasty, pensare a una versione italiana risulta davvero un’impresa ardua.

 

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