Giorgio Armani, la visione vincente del Re della Moda

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Giorgio Armani instagram

Giorgio Armani ama l’Italia e lo ha dimostrato giorno dopo giorno, sin dall’inizio della pandemia. Quando a febbraio il Coronavirus ha iniziato a minacciare la Lombardia e la moda mostrava un atteggiamento pressoché indifferente, Armani è stato il primo stilista a decidere di sfilare a porte chiuse. In piena settimana della moda. Niente fotografi, niente photoshooting, niente giornalisti e vip seduti in front row. Il Re della Moda si è mostrato, da subito, uomo controcorrente e di buonsenso.

Re Giorgio riconverte la produzione

Quando, nelle settimane successive, l’Italia era a corto di mascherine e DPI (i dispositivi di protezione individuale), Giorgio Armani ha riconvertito la produzione dei propri stabilimenti, dando il via libera per camici e mascherine. Inoltre, ha donato 1,25 milioni di euro in favore di quattro ospedali italiani e della Protezione Civile.

Quando, nei giorni più bui dell’emergenza sanitaria, l’incertezza rischiava di offuscare la ragione e il Paese è stato costretto a fermarsi, quasi paralizzato, in balìa degli eventi, sui social viene pubblicata una foto di Re Giorgio, in vetrina, alle prese con un manichino. ‘Ho fatto questa foto un anno fa, mentre passeggiavo per Milano in via Monte Napoleone, la via della moda’, scrive Stefano Scalia sui suoi profili Facebook e Instagram. Lo scatto della foto non è finalizzato a immortalare Giorgio Armani, bensì ‘un uomo e la sua passione, che nonostante abbia migliaia di dipendenti e potrebbe trascorrere le sue giornate ai Caraibi, era lì a vestire il suo manichino, da solo’.

La foto, ça va sans dire, diventa virale. E a ragione. Nel frattempo, lo stilista ripensa la propria idea di business, al significato della moda e a come incanalare la produzione in futuro. Una visione singolare e vincente di cui avevamo bisogno.

Propone di diminuire la produzione, dunque ‘la quantità di capi offerti’, come dichiara a iODonna, onde evitare quella sovrapposizione e spostamento delle stagioni che si è creato negli ultimi anni per la pressione costante dei department store di avere i capi in anticipo’.

Giorgio Armani riporta la Haute Couture a Milano

Infine, il vero e proprio coup de théâtre. Il 9 maggio Giorgio Armani annuncia a La Stampa che riporterà la Haute Couture a Milano. ‘È tempo di decisioni coraggiose. Dopo anni di sfilate a Parigi, ho deciso di portare la mia alta moda a Milano’. La ragione è semplice: restituire a Milano, quindi all’Italia, un ruolo centrale nella moda, negli ultimi anni un po’ offuscato dalla diaspora verso la capitale francese.

Con il ritorno della Haute Couture in territorio milanese, Giorgio Armani torna a scommettere sull’Italia, a ‘valorizzare il patrimonio del marchio, così come quello della città e del nostro Paese, che sono strettamente legati’. L’obiettivo è consentire alla città di recuperare ‘un ruolo di prestigio internazionale. Spero che il mio esempio venga seguito anche da altri colleghi italiani che sfilano a Parigi. Sarebbe un’ottima occasione per far squadra, cosa in cui noi, finora, non siamo stati bravi a fare come i francesi’.

La scelta di Armani può essere ben sintetizzata da un’altra dichiarazione: ‘A me piace far seguire i fatti alle parole’. E così è. Da sempre, Armani ha sposato il low profile, il basso profilo: ciò che aveva da dire lo comunicava attraverso i suoi abiti e nelle rarissime interviste. Anche in quelle più insidiose, si è sempre mostrato elegante, al di sopra di ogni pettegolezzo e, soprattutto, non ha mai nascosto il suo amore per la moda e per il lavoro.

Oggi, alla veneranda età di 86 anni, continua a pensare, progettare, trasformare. Un amore enorme per il suo business e una dedizione al lavoro giusta e necessaria, che riporta alle vecchie generazioni, quelle che nel secondo dopoguerra hanno ricostruito il Paese e dato una spinta non indifferente all’economia italiana. Quelle generazioni di cui oggi si sente la mancanza.

Il ritorno a una moda slow

In un momento storico in cui la moda si è persa nei meandri dello streetwear e il Paese va in tutt’altra direzione, ecco che uno degli uomini più prolifici, importanti, di successo dell’Italia del XX secolo, va controcorrente e prova a riportare l’attenzione a necessità e valori forse sbiaditi tra i ritmi eccessivi degli ultimi decenni.

In una intervista rilasciata a Mixer nel 1983, già dimostrava di essere un passo avanti, facendone uno indietro in merito alla rappresentazione patinata della moda, che spesso rischia di distogliere l’attenzione dalla realtà: ‘Anche noi eravamo stati presi da questo baraccone che qualche volta fa perdere di vista la realtà vera, che è quella di realizzare vestiti che sono destinati a donne vere e non a delle mannequins’.

Una dichiarazione diretta, che ben descrive la persona ancor più che il personaggio. Adesso palesa la volontà di dare un nuovo indirizzo al suo business e lo fa, senza paura di risultare anacronistico. La moda oggi è fast, Re Giorgio propone di tornare slow.

Ancora una volta, dimostra di essere il Signore della Moda italiana, non solo nel confezionamento dei propri abiti, ma anche e soprattutto per il coraggio dimostrato. Giorgio Armani non sta chiuso nella sua torre d’avorio, ma in negozio, osserva il mondo reale, è uomo del suo tempo e quando l’Italia necessita di una mano, ecco che stravolge il corso storico della propria azienda e invita tutti a fare squadra. Un monito che in Italia rimane spesso inascoltato, un esempio che in molti dovrebbero seguire.

Photo credits: Instagram @GiorgioArmani

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