Dario Gay: ‘Un inno alla pettegola che è in noi’, intervista

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Dario gay inno della pettegola Platinette

Da qualche settimana è disponibile Inno della Pettegola, canzone dal ritmo allegro e dal ritornello martellante, interpretata da Dario Gay e Mauro Coruzzi – Platinette. Un divertissement che porta una ventata di colore in un momento grigio. Il brano descrive l’identikit della pettegola tipo: una donna impicciona, sempre pronta a giudicare la vita degli altri. Un ‘omaggio a Franca Valeri’, rivela Gay ad APmagazine, ‘una grande attrice, un monumento’.

Il videoclip è allegro, vivace, distante dai tradizionali video patinati, con una trama degna di una fiction o una soap opera. ‘Racconta proprio la vita di un condominio intrisa di tradimenti’, afferma Dario Gay, ‘Io sono il marito di Platinette e la tradisco con due vicine di casa. Abbiamo ricreato l’esasperazione del pettegolezzo e, alla fine, ci ritroviamo davanti alla televisione a guardare chi? La pettegola per eccellenza: Franca Valeri’.

Nel video anche due guest star: Giancarlo Magalli e Maria Giovanna Elmi, quest’ultima nel ruolo di un’annunciatrice Rai. A tal proposito, dice: ‘Ho collaborato alla sceneggiatura e mi piaceva l’idea di avere un annuncio in stile Rai in bianco e nero. La Elmi è un’icona, ha ottant’anni e un’energia incredibile’.

Perché avete deciso di dedicare Inno della Pettegola alla memoria di Franca Valeri?

In realtà, l’idea è nata da Mauro Coruzzi. Io ho scritto la canzone e non ho fatto parallelismi. Quando l’ha ascoltata, ha visto nella pettegola i personaggi di Franca Valeri. Mi ha lusingato, significa che ha colto un’ironia sottile, leggera, intelligente. Ho sposato questa idea con molto entusiasmo e abbiamo scoperto che entrambi amiamo tantissimo questa grande attrice. Penso che Mauro si ispiri a Franca Valeri quando si veste da Platinette e usa la stessa ironia, sempre misurata.

Avete avuto l’approvazione della figlia, Stefania Bonfadelli?

Ha detto: ‘Non solo vi approvo, vi benedico’. Ci ha fatto molto piacere. Vorrei aggiungere che Franca Valeri, oltre a essere una grande attrice, era anche una grande amante degli animali. Ha aperto un’associazione onlus per cani abbandonati, che si chiama proprio Franca Valeri. Siamo riusciti a fare una donazione al suo canile, anche attraverso uno sponsor che ci ha dato una mano. Abbiamo pensato che Franca avrebbe apprezzato.

Come nasce la canzone? 

Da un gioco tra me e Giovanni Nuti, autore della musica. Siamo amici da tanti anni, ridiamo delle stesse cose e amiamo osservare personaggi bizzarri della quotidianità. Ho dipinto la pettegola leggera, che racconta fatti piccanti, ma senza sconfinare nella cattiveria. Perché alla fine la pettegola parla anche di sé stessa, altrimenti se nessuno spettegola di te non sei nessuno!

Chi è oggi ‘la pettegola’?

Alberga un po’ in tutti noi, chi più chi meno. Chi nega di essere incuriosito dalle cose che succedono agli altri secondo me mente, perché tutti abbiamo un po’ questo filo di perfidia leggero leggero. È un momento di evasione, per staccare la spina, per sorridere.

Afferma: ‘L’arte del pettegolezzo è un volo leggero sulle vite altrui, niente a che vedere col gossip che intenzionalmente cerca il male’. Oggi siamo affascinati dal male?

Io no, ma viviamo in un’era in cui il male affascina. Basta accendere la televisione e vedere programmi che mangiano sulle tragedie degli altri: assassini che vengono invitati nei talk show, gente che si inventa un pestaggio omofobo. A questo proposito, al ragazzo che ha fatto un gesto ignobile hanno concesso una notorietà che non meritava. Una persona del genere va allontanata. Sembra, invece, che queste cose piacciano e si riflette anche in altri ambiti.

Dove?

Nella musica, per esempio. Quando nella musica i grandi successi sono quelli di Bello Figo o altri cantanti di questo genere, che scrivono e cantano cose oscene, di una volgarità inaudita e hanno successo. Vuol dire che qualcosa nella società è cambiato in peggio.

La musica manca di qualità?

Oggi funzionano i fenomeni, cose che fanno rumore, ma ormai non sappiamo più cosa cercare e si producono cose becere. Devo anche dire che per fortuna esiste ancora dell’ottima musica. È peggiorato il gusto della gente, però ci sono artisti molto validi delle nuove generazioni, che per fortuna salteranno questo periodo transitorio. Finirà anche questa moda. Abbiamo cantautori come Ultimo o Diodato, che per me sono grandi cantautori, e in loro ripongo la mia fiducia per il futuro.

Il pettegolezzo che le ha fatto male.

Ne hanno fatti tanti sul mio conto, innanzitutto sulla mia sessualità. Negli anni ’80 e ’90 quando iniziavo a fare musica, dire che si era gay era molto problematico. Addirittura la mia casa discografica mi cambiò il cognome da Gay a Gai, perché temevano che potessero chiamarmi gay. Raccontavano leggende su cose che non ho mai fatto in vita mia, come amanti che non ho amai avuto, ma la cosa più grave fu che quando feci il mio secondo Sanremo, nel 1991, qualcuno sparse la voce che fossi morto di AIDS. Che fossi morto, lo hano detto in tanti. Dire che fossi morto di AIDS era molto cattivo, perché in quel periodo veniva associato ai gay. Mi fece molto male, però mi rese anche felice perché pensai: ‘Sto bene e sono vivo’. Questi, però, non li chiamerei neanche pettegolezzi. Sono cattiverie.

Da allora sono stati fatti passi avanti? 

in parte sì, in parte no. Oggi ci sono leggi che ci aiutano un po’ di più a essere parte della società, però purtroppo la mentalità non è ancora cambiata. C’è ancora bisogno che Gabriel Garko vada in televisione a dire che è gay. Vorrei arrivare a una società in cui nessuno debba dire che è gay o etero perché le persone sono persone.

Come nasce il sodalizio con Mauro Coruzzi?

Ci conosciamo dagli anni ’80, c’è sempre stata una stima reciproca. Lo scorso agosto ho risentito Inno della Pettegola e ho pensato a lui. Ha sposato immediatamente l’idea e mi ha fatto molto piacere, ci siamo divertiti molto. Intendiamo proseguire nella collaborazione.

Inciderete un secondo singolo? 

Stiamo pensando anche ad altre cose, non soltanto alla musica.

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La televisione ha bisogno di una nuova Franca Valeri?

Trovarne una nuova è impossibile. L’unica che poteva essere la sua erede naturale purtroppo non c’è più ed era Anna Marchesini. Per il resto, abbiamo comicità diverse. Amo molto Luciana Littizzetto, anche se è più smaccata. Alla Valeri piaceva molto la Littizzetto, hanno anche scritto un libro insieme, ma Franca era unica, di grandissima cultura. E poi sa cosa aveva? La genialità. Con i suoi personaggi faceva ridere anche i bambini. Gli adulti, invece, colgono lo spessore, la ricerca, la cultura. La genialità è saper arrivare a tutti in maniera pulita. Pensi che non ha mai detto una parolaccia e nemmeno battute a doppio senso. Riporto una battuta da La vedova Socrate per far capire la grandezza dell’artista: ‘Nessuna donna potrebbe mai rinunciare al dolore per la scomparsa del marito’. La trovo meravigliosa.

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