Giovanna Botteri e body shaming, quando i capelli prevalgono sul contenuto

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La triste vicenda del body shaming che vede protagonista la giornalista RAI Giovanna Botteri non sembra placarsi. I suoi capelli sono, da diverso tempo, oggetto dell’ironia dei social. La televisione ha captato la notizia, riportandola con i propri toni e i propri strumenti. Ultimo in ordine di arrivo, il servizio di Striscia La Notizia introdotto da Michelle Hunziker. Il programma di Antonio Ricci è stato accusato di ledere la dignità delle donne, un’ondata di indignazione si è espansa su e giù per i social, fino a costringere la stessa Botteri a intervenire.

La risposta di Giovanna Botteri

‘Mi piacerebbe che l’intera vicenda, prescindendo completamente da me, potesse essere un momento di discussione vera, permettimi, anche aggressiva, sul rapporto con l’immagine che le giornaliste, quelle televisive soprattutto, hanno. O dovrebbero avere secondo non si sa bene chi…’. Il messaggio è indirizzato a tutti gli operatori nei media e diffuso tramite comunicato congiunto di CNOG, FNSI, USIGRAI e GIULIA Giornaliste.

La Botteri, poi, corrispondente RAI per la Cina, prosegue fornendo alcuni esempi elementari su cosa dovrebbe essere la professione giornalistica e come andrebbe esercitata. ‘Qui a Pechino sono sintonizzata sulla BBC, considerata una delle migliori e più affidabili televisioni del mondo. Le sue giornaliste sono giovani e vecchie, bianche, marroni, gialle e nere. Belle e brutte, magre o ciccione. Con le rughe, culi, nasi, orecchie grossi. Ce n’è una che fa le previsioni senza una parte del braccio. E nessuno fiata, nessuno dice niente, a casa ascoltano semplicemente quello che dicono. Perché è l’unica cosa che conta, importa, e ci si aspetta da una giornalista’.

Parole semplici, ma ferme, che senza giri di parole evidenziano l’enorme gap di un Paese come l’Italia, probabilmente fermo agli anni ’80/’90, quando bastava abbassare la telecamera verso il fondoschiena della valletta di turno per fare ‘audience’.

La messa in piega prevale sul contenuto

Sono trascorsi almeno tre decenni da allora e sarebbe forse il caso di prendere confidenza con il termine ‘meritocrazia’ e con il termine ‘sostanza’. Per rimanere all’interno della vicenda Botteri, sottolinearne la messa in piega – magari non sempre perfetta – per provocare riso nel pubblico è, di certo, un’azione ignobile e triste.

In Italia, però, abbiamo dimenticato quanto sia vacua l’apparenza e quanto sia importante e necessaria la sostanza. Non rileva il contenuto, ma il contenitore. Nessuno ascolta il messaggio, ma solo chi lo diffonde. Non si apprezza il lavoro di una giornalista seria, ma si osannano le gesta degli ospiti dei talk show, pagati per urlarsi l’uno l’altro, senza dire nulla. Preferiamo la messa in piega perfetta, le bocche turgide, gli zigomi sporgenti e le palpebre piallate. La parola non ha più valore.

Se il verbo perde di valore, di conseguenza anche il relativo peso diminuisce e si utilizzano i vocaboli con più leggerezza. Correndo il rischio, però, di essere anche fraintesi.

Il servizio di Striscia La Notizia

È quello che, probabilmente, è accaduto a Striscia La Notizia. Nell’ormai celeberrimo servizio andato in onda lo scorso 28 aprile, il voiceover di Michelle Hunziker recitava:

‘Giovanna Botteri era stata presa di mira da chi aveva notato la sua immutabile mise. Ebbene, l’altro giorno la giornalista in prima linea ha voluto stupire tutti e ha preso una grande decisione: sì, si è presentata agli spettatori del Tg1 più bella e più superba che pria. Ecco, ad un tratto, la sua chioma curata e vaporosa in risposta a tante frecciatine velenose di cui evidentemente ne aveva fin sopra i capelli’.

Un commento ironico in risposta ai commenti che da tempo serpeggiano sui social. A ben guardare il servizio, Striscia non attacca la Botteri, ma si limita a riportare la ‘notizia’, cavalcandola. Il frame di Gaber che canta ‘Quasi quasi mi faccio uno shampoo’ per introdurre la ‘chioma curata e vaporosa’ è il gancio, evitabile, che probabilmente ha innescato la miccia. Una scelta, forse, inopportuna.

In pochi minuti, gli attacchi social si sono spostati sulla Hunziker, rea di aver ridicolizzato una collega. Proprio la Hunizker, che da anni combatte la violenza sulle donne. Ebbene, è d’uopo fermarsi un attimo e analizzare attentamente la vicenda.

Striscia è da sempre controcorrente, talvolta persino troppo, ma l’ironia su Giovanna Botteri non nasce con il servizio del 28 aprile. In risposta agli attacchi, il programma ha ricordato un intervento dello scorso marzo di Luciana Littizzetto a Che Tempo Che Fa. In quella occasione la comica aveva sentenziato: ‘Mi piacerebbe che dicessero che si può fare qualcosa per Giovanna Botteri, inviata della RAI a Pechino. Son sempre più verdi, ha un alone fosforescente come le Madonne con dentro l’acqua benedetta’.

È vero che, in quella occasione, non ci furono polemiche di alcun tipo. Va detto, poi, che il servizio si è concluso con un intervento in studio a opera di Gerry Scotti: ‘Brava Giovanna, vai avanti così nel tuo importante lavoro e non badare a chi sta a guardare il capello’. Un plauso, dunque, e non un attacco.

È altrettanto vero, però, che una notizia lanciata da un programma seguito da una vasta platea televisiva ha la forza di un megafono. Nel bene e nel male. E la scelta di cavalcare la notizia può essere risultata inopportuna.

Michelle Hunziker ha, poi, spiegato sui suoi canali social, che l’intento del programma non era in alcun modo contro la Botteri, semmai in difesa della stessa. Si è anche appellata alla giornalista, sperando in una sua risposta in merito, ad oggi non pervenuta. I commenti al video, però, hanno più o meno sentenziato definendo ‘la toppa peggio del buco’.

Le polemiche contro Amadeus

La vicenda ricorda, per certi versi, la polemica contro Amadeus per la frase sulla fidanzata di Valentino Rossi, capace di stare ‘un passo indietro’ rispetto al suo uomo. Una polemica sterile nata sui social e propagatasi in ogni ove nel giro di poche ore, provocando un trambusto mediatico di non poco conto.

In quella occasione, si è deciso di prestare poca attenzione al discorso di Amadeus – tutt’altro che denigratorio o sessista – e di estrapolare una mezza frase per farne un capro espiatorio e addossargli responsabilità di ogni tipo. Per dovere di cronaca, anche la Hunziker fece un video contro il collega, ricordandogli che ‘certe parole, se dette con superficialità, possono risultare pesanti come macigni’.

Giovanna Botteri bersaglio per una ironia facile

Ecco, quattro mesi dopo, la Hunziker è vittima di quello di cui è stato vittima Amadeus: un messaggio travisato dai social che scatena un putiferio. Ciò induce a pensare che, forse, la questione andrebbe estesa e analizzata a monte. Bisognerebbe chiedersi, cioè, perché la mise di Giovanna Botteri diventa bersaglio per una facile ironia. E perché una notizia diventa tale solo se e quando cavalcata dai social al punto da trasformarsi in un caso.

Gli strumenti per aiutare la società italiana a uscire dal pantano in cui è sprofondata li fornisce proprio la Botteri e non riguarda solo la televisione, ma i mezzi di informazione in generale. ‘Non vorrei che un intervento sulla mia vicenda finisse per dare credibilità e serietà ad attacchi stupidi e inconsistenti che non la meritano. Invece sarei felice se fosse una scusa per discutere e far discutere su cose importanti per noi, e soprattutto per le generazioni future di donne’.

La necessità del politically correct

Nell’era del politically correct, ogni affermazione, mezza frase, accenno di parola, viene sapientemente travisata per compiacere chi ambisce a rimestare nel torbido. Ogni sillaba fuori posto viene sottolineata con veemenza al fine di consegnare l’autore della frase infelice alla gogna mediatica.

Di certo, bisogna discernere tra un attacco violento e la semplice ironia, tra una critica feroce e un divertissement. Soprattutto, bisogna evitare che una giornalista brava e competente diventi oggetto di frecciatine da parte di chi, probabilmente, non sa neanche chi sia e addita per il puro gusto di farlo.

Ecco, dunque, che ricorrere al politically correct diventa imprescindibile quando si perdono di vista la realtà e l’essenza delle cose, rischiando di lasciare spazio alla superficialità, con conseguente svilimento di alcune persone e/o professioni. Ed è il caso di Giovanna Botteri. Mai come adesso il politically correct consentirebbe di castrare la vicenda sul nascere, di non dare adito a orde di cretini e, di conseguenza, la televisione riserverebbe i propri spazi a questioni più importanti e meno inopportune.

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