Tra le flotte di cooking show che popolano il mare magnum televisivo, Little Big Italy si colloca tra quelli che potenzialmente potrebbero non naufragare mai. Merito del format, certamente, ma anche del conduttore, Francesco Panella. 49 anni, romano, figlio e nipote di ristoratori, è un imprenditore di successo sia in Italia sia negli Stati Uniti, dove il suo ristorante, L’antica Pesa, è tappa fissa dello star system.
Per conquistare il pubblico, però, un eccellente curriculum non basta. C’è bisogno del quid, che nel caso di Panella è racchiuso nel misto di professionalità, simpatia e umiltà che trasmette a chi lo ascolta.
Il format
Il format è semplice: tre concorrenti si sfidano nella ricerca del miglior ristorante italiano all’estero. Ciascuno di essi sponsorizza il proprio locale del cuore. A giudicare sono gli altri due contendenti e Panella.
Il programma segue sempre la stessa liturgia: introduzione della città ospitante con annesso disastro culinario, presentazione dei concorrenti, sfida all’ultimo piatto, proclamazione del vincitore.
Lo schema è sempre identico a se stesso, ma nonostante vada in onda dal 2018, Little Big Italy non accusa segni di stanchezza, anzi acquista forza stagione dopo stagione. Complici, sì, i luoghi raccontati, gettonate mete turistiche, ma soprattutto le storie.
Le storie di Little Big Italy
Il programma fotografa una realtà peculiare, comune a milioni di connazionali che hanno lasciato la terra natia in cerca di fortuna. Ogni ristorante appartiene a un italiano e racconta la storia del Paese, prevalentemente dal dopoguerra in poi. La platea televisiva può facilmente immedesimarsi nei protagonisti, in maniera diretta o indiretta. Ad aiutare nel processo di immedesimazione è il comune denominatore, ovvero la ricerca del sogno, più o meno realizzato.
A rilevare, in ogni puntata, è l’approccio alle storie. Ognuna è degna di essere raccontata, ognuna è degna di essere tramandata. A prescindere dal risultato o dagli strafalcioni ai fornelli. Grazie a uno stile di conduzione semplice, ma efficace, tra vittorie e sconfitte, Panella fa emergere le emozioni e ha il pregio di trasferire al telespettatore il pathos del racconto di chi gli sta di fronte.
Anche davanti al ristoratore meno capace, non indossa mai i panni del conduttore severo, ma del collega attento e disponibile che elargisce consigli per fare meglio. In ogni domanda, in ogni giudizio, c’è l’amore per l’Italia e per una professione che richiede sacrificio, una professione che può anche capitare per caso, ma che si prosegue per scelta.
Le carte vincenti di Francesco Panella
Nella categoria dei ristoratori-imprenditori di successo prestati alla televisione, Panella si distingue per il modus operandi semplice, nonostante la competenza. È partito in sordina, su una rete generalista ma ancora giovane, in un periodo in cui la presenza massiccia dei cooking show rischiavano di abbuffare il piccolo schermo.
Oggi, dopo tre edizioni, Little Big Italy si conferma uno dei programmi di punta di Nove e Francesco Panella è, a tutti gli effetti, un personaggio amato dai telespettatori. A darne conferma gli ascolti: la puntata del 2 marzo ha totalizzato 603.000 spettatori, pari al 2,20% di share.
A dimostrazione del fatto che mostrarsi eccessivamente severi, intransigenti, talvolta persino arroganti, non paga. Alla lunga, il garbo e la moderazione si rivelano carte vincenti.
Photo credits: Raoul Beltrame
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