Maurizio Crozza e la sapiente rilettura dell’attualità

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‘Sapessi com’è strano, la Fase 2 a Milano…’. Dopo due mesi di stop, Maurizio Crozza dà il bentornato ai telespettatori con una riscrittura ironica di Innamorati a Milano. Fratelli di Crozza è tornato in onda venerdì 15 maggio su Nove ed è lecito asserire che, nonostante la pausa, nulla è cambiato. Almeno nella bravura di Crozza.

Gli ascolti, invece, sono cresciuti. Fratelli di Crozza ha totalizzato 1.492.000 telespettatori, pari al 5,4% di share. Un ritorno evidentemente gradito ai telespettatori, i quali hanno ritrovato una certezza: la imbattibile cifra stilistica di Maurizio Crozza.

La liturgia è rimasta la stessa: il racconto dell’attualità stringente riproposta in chiave satirica. Durante la puntata, ne ha per tutti. Il monologo iniziale tratta di mascherine e del relativo caos: ‘Capisco l’incertezza, ma sono passati tre mesi: mancano le mascherine, mancano i test, i reagenti, è tutto improvvisato. A noi non ha sorpreso la pandemia, ci ha sorpreso che servisse uno Stato. Chi se l’aspettava, ne abbiamo fatto a meno per 160 anni!’.

Poi la febbre spagnola del 1918 e le misure introdotte, messe a confronto con quelle attuali: ‘C’è solo una differenza rispetto a oggi. Cent’anni fa avevamo Giolitti, oggi Giorgetti’.

Il leitmotiv di Fratelli di Crozza

La satira è, come sempre, il leitmotiv dell’arte di Maurizio Crozza. Il racconto dell’emergenza sanitaria causata dal Coronavirus prende tutta la puntata e la stringente attualità viene riletta dal comico, che non si limita a ironizzare su cosa è accaduto, ma introduce nuove maschere.

Debuttano Attilio Fontana e Giulio Gallera, rispettivamente presidente e assessore alla Salute e al Welfare della Regione Lombardia, ‘i cric e croc del crac’, dice. Due dei principali attori dall’inizio dell’emergenza ad oggi vengono introdotti dai titoli dei giornali, ma è con l’intervista a entrambi che il Crozza imitatore torna tra noi.

L’interpretazione di Fontana e Gallera è esilarante. Lo stesso dicasi per quelle di Franco Locatelli e di Vincenzo De Luca. Il governatore della Campania parla dalla sua scrivania intento a scambiare messaggi con Naomi Campbell e, nel mentre, già pensa all’ospitata al prossimo Festival di Sanremo. Quasi a voler dire che la popolarità gli ha dato alla testa.

Poi è il turno di Irene Pivetti, la quale viene imitata ‘per rappresaglia’, spiega Crozza, riprendendo le dichiarazioni dell’ex Presidente della Camera durante un’intervista a Le Iene.  Il risultato non è stupefacente, ma la sostanza c’è.

Infine, i grandi classici: Flavio Briatore e Vittorio Feltri, due personaggi controversi – il secondo, in particolar modo – che a Crozza devono molto del loro successo televisivo e social, nonostante i detrattori.

La grandezza di Maurizio Crozza

Ancora una volta, Maurizio Crozza intercetta la realtà e sforna personaggi. Gli bastano una parrucca e un paio di occhiali o un naso finto – in questo caso una mascherina – per impersonare il malcapitato di turno e renderlo credibile.

Negli anni, ha imitato chiunque. La sua satira pungente, ma mai offensiva, non ha risparmiato nessuno. Il suo grande pregio è rendere simpatici anche personaggi divisivi. Dalla politica all’intrattenimento, passando per imprenditori e chef, il comico è capace di offrire la sua visione senza scadere nell’insulto.

È una rilettura intelligente, sapiente. Le sue parodie risultano credibili grazie anche alla meticolosa attenzione con la quale sono costruite. Nulla è lasciato al caso. Capta un vezzo, un’espressione, l’intonazione di una sillaba e su quel particolare costruisce tutto il personaggio. L’esaltazione della sfumatura è talmente efficace che, da quel momento, quel dettaglio entrerà nell’immaginario collettivo. È stato così per il ‘sciogno’ di Briatore e per il ‘fattuale’ di Feltri. Forse lo sarà anche per Fontana, Gallera, De Luca, e così via.

Peccato che la televisione non pulluli di tanti Maurizio Crozza in erba. La satira aiuta a decifrare la realtà e a riflettere. È una fotografia dello Zeitgeist, dello spirito del tempo, fondamentale per allargare la prospettiva. Quando è ben fatta, è la linfa vitale di un Paese.

 

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