Malcolm e Marie: un film in cui tutto è perfetto, tranne il film stesso

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Girato in pieno lockdown, Malcolm & Marie diretto da Sam Levinson è finalmente su Netflix. E’ un dialogo in un mondo senza dialogo, un film molto ambizioso che calibra ogni parola, una lite privata che profuma di Euphoria, tanto per citare il regista. Una sceneggiatura puntigliosa, così pignola da non lasciare spazio a sospiri o interruzioni.

Si tratta di un dialogo a porte chiuse, che fatica a lasciare uno spiraglio di osservazione allo spettatore. Che rimane in disparte, si agita e prova a sostenere quel dibattito tanto animato quanto esagerato senza fine. Perché fine (forse) non avrà mai. Sorvola, si contraddice, sbanda, per poi tornare al punto di partenza. Poi si placa, tra fredda passione, stanchezza e menefreghismo. 

La trama senza fine di Malcolm & Marie

Malcolm torna entusiasta dalla prima del suo film, fortemente ispirato al lungo percorso di disintossicazione della sua amata, Marie. Il tono della sua voce quando la chiama (ovvio, in lingua originale) è snervante, un po’ come il film, da metà dibattito in poi. Lei è molto sexy, pacata e razionale, è un’ex attrice. Lui un regista tanto soddisfatto quanto cinico, protagonista del suo mondo ormai caratterizzato da lodi e finzioni.

E’ quel mancato ‘grazie’ da parte di lui nel discorso di presentazione del film, a incitare un giustificatissimo meccanismo di introspezione ed elaborazione mentale in Marie, che la porterà a esternare anni di pensieri e riflessioni represse sulla sua relazione con Malcolm. Da qui una lite di cui la coppia aveva bisogno (di cui le coppie che guardano, hanno bisogno), ma che a fatica smuove i due animi. O perlomeno, così appare.

Un film che ambisce alla perfezione, ma con fatica

Malcolm & Marie un film in cui tutto è quasi perfetto: la sceneggiatura – a tratti monologhi – che omaggia non poco la storia del cinema (eccessivamente), quasi a volerlo rendere ancora più intellettuale di quello che è; la bravura disarmante dei protagonisti, Zendaya e John David Washington che il regista Sam Levinson chiude in una lussuosa e moderna villa come fossero in un teatro.

Un raffinato bianco e nero cullato da una musicalità che rimanda a tempi ora passati ora presenti, alternati da inquadrature simmetriche e posate di grande bellezza. Una continuità registica che accompagna lo spettatore in un viaggio di introspezione e riflessione, che però agita e scombina, perlopiù delle volte stanca. Non si vede l’ora di arrivare alla fine, per capire a cosa porteranno tante parole.

Riusciranno finalmente a fare l’amore senza pensieri? Oppure si lasceranno e Marie andrà via? Si concluderà con un ‘grazie’, come ci ha fatto pensare Levinson in una delle ultime scene? Oppure si lasceranno tutto alle spalle per ricominciare una nuova relazione dettata da una consapevolezza e serenità mai avuta prima? 

Malcolm & Marie mi è piaciuto? Non lo so. Di sicuro mi ha agitata, ogni tanto mi ha persa, a tratti annoiata. Ma sono felice di averlo visto: che un film provochi un’emozione, di qualsivoglia natura, è comunque sempre un buon segno.

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